Testo di Francesca Fabbri Fellini – Foto di Graziano Villa
Sant’Agata Feltria non è solo una meta: è un viaggio nell’anima dell’Emilia-Romagna, dove ogni pietra ha una storia, ogni angolo una poesia, e ogni passo un ritorno alle radici.
Nel cuore dell’Appennino romagnolo, questo Borgo, bandiera arancione, custodisce un gioiello raro: il Teatro Angelo Mariani, il più antico teatro interamente in legno d’Italia.
Ma questo piccolo scrigno di arte e storia non è solo un luogo fisico: è un simbolo di bellezza condivisa, di cultura che unisce, di memoria che resiste.
Ed è proprio da questa consapevolezza che nasce la candidatura del teatro per l’iscrizione nella lista del Patrimonio dell’Umanità UNESCO.
L’idea alla base dell’UNESCO, era tanto semplice quanto rivoluzionaria: se le persone vedono cose belle, se imparano a conoscere e rispettare le culture degli altri, non faranno la guerra.
La bellezza come antidoto al conflitto. La cultura come ponte, non come barriera.
E Sant’Agata Feltria, con il suo teatro, la sua Rocca fiabesca e il profumo del tartufo bianco pregiato, incarna perfettamente questo spirito.
In questa intervista, Davide Cangini, esperto del territorio, ci accompagna in un viaggio tra passato e futuro, tra legno scolpito e sogni scolpiti, raccontandoci come un piccolo borgo possa parlare al mondo intero.
D: Qual è la storia del Teatro Angelo Mariani, un gioiello di legno e volontà popolare?
R: Il Teatro Angelo Mariani, il più antico teatro in legno d’Italia, nasce nel XVII secolo grazie all’iniziativa dei giovani santagatesi che ottennero dal legato pontificio il permesso di utilizzare un’ampia sala di Palazzo Fregoso, inizialmente destinata ai consigli generali. Nonostante le resistenze ecclesiastiche, nasce una compagnia filodrammatica e, poco dopo, le famiglie benestanti del paese si costituiscono in società condominiale per costruire il teatro.

Sant’Agata-Feltria_Teatro-Angelo-Mariani_©GrazianoVilla
Nel 1872 viene restaurato e dedicato al maestro Angelo Mariani, che vi mosse i primi passi. Rimasto proprietà privata fino al 1986, fu poi donato al Comune per garantirne la tutela e l’accesso ai fondi pubblici per il restauro. Un simbolo di cultura condivisa e tenacia comunitaria.
D: Che cosa rende questo teatro così unico da meritare la candidatura dell’UNESCO?
R: Non è mai andato a fuoco e quindi è originale com’era, ti dirò di più, dal 2000 al 2002 per 20 mesi è stato oggetto di restauro ma la soprintendenza, allora di Urbino, con molto rigore non permise nessun cambiamento se non con la tangibile dimostrazione di una presenza precedente. Questo è un restauro conservativo e ti giuro la bellezza dell’esperienza è quando le restauratrici con un lavoro certosino, toglievano centimetro su centimetro il grigio, la patina del tempo, solamente con la pulitura emergevano queste trine bianche col fondo azzurro che sono i colori del Settecento, una meraviglia.

Sant’Agata-Feltria_Teatro-Angelo-Mariani_©GrazianoVilla
D: Che impatto avrebbe il riconoscimento UNESCO sul borgo e sul territorio?
R: L’iscrizione a patrimonio dell’Unesco è un progetto ambizioso, ci sono altri 17 teatri, cito quello di Bagnacavallo perché nella nostra regione, due dell’Umbria, gli altri 14 delle Marche e questi teatri hanno superato dei parametri, ad esempio la proporzione tra la dimensione e gli abitanti, altrimenti noi saremmo andati fuori gioco, l’essere attivo da metà ottocento, l’essere rimasto originale ma soprattutto essere condominiale, cioè avere un impatto sociale e culturale sulla realtà in cui era posizionato e in questo il nostro teatro è tra i primi sicuramente.
D: La Rocca delle Fiabe, Rocca Fregoso, il castello dove tutto è realtà dove tutto è fantasia. Come nasce il progetto?
R: Il progetto nasce da un’idea del pedagogista Antonio Faeti, originario di Sant’Agata, per ridare vita a Rocca Fregoso, allora inutilizzata. Comune e Pro Loco abbracciano la sua visione: trasformare il castello in un mondo fiabesco dove immagini, suoni e interazioni stimolano la fantasia dei bambini. Un luogo dove lo stupore diventa strumento educativo e le fiabe veicolo di cultura. Ecco il suo nuovo nome: Rocca delle Fiabe.

Sant’Agata-Feltria_Rocca-Fregoso_©GrazianoVilla
D: Il tartufo bianco pregiato. Un tesoro naturale a Sant’Agata Feltria.
R: Il Tuber magnatum pico cresce solo in ecosistemi perfettamente equilibrati, dove piante, animali e clima convivono in armonia. I territori rurali di Sant’Agata, grazie ad altitudine, piovosità e vegetazione spontanea, offrono le condizioni ideali: un ambiente incontaminato, privo di coltivazioni intensive, dove il tartufo vive in simbiosi con le piante superiori. Un capolavoro della natura che non tollera compromessi.

Sant’Aagata Feltria_Tartufo Bianco_©GrazianoVilla
D: Tu sei considerato, il papà della Fiera Nazionale del Tartufo Bianco pregiato di sant’Agata Feltria, colui che 41 anni fa ebbe l’idea?
R: Si Francesca, da ispettore forestale, conoscevo bene il territorio e la presenza del tartufo bianco pregiato. Con il supporto scientifico dell’Istituto di Silvicoltura, il progetto prende forma e cresce oltre ogni aspettativa. Oggi è tra le fiere più importanti d’Italia, con oltre 30.000 visitatori ogni domenica di ottobre. Non si celebra solo il tartufo, ma l’intero territorio, offrendo prodotti rari e autentici, in sintonia con la natura e le tradizioni romagnole.
D: Cosa significa per te Davide da esperto e da cittadino di Sant’Agata Feltria vedere il Tartufo diventare simbolo di un territorio?
R: Per me, vedere il Tartufo diventare simbolo di Sant’Agata Feltria è motivo di grande orgoglio. Significa che il nostro territorio è ancora integro, autentico. Se il Tartufo bianco pregiato cresce qui, è perché il bosco è naturale, non coltivato, e questo è un valore enorme. È una responsabilità: dobbiamo preservarlo, valorizzarlo. Non è un luogo da turismo di massa, ma chi ama la natura può venire qui e capire davvero cosa significa vivere in armonia con l’ambiente. È un arricchimento culturale, ambientale e anche turistico
D: Come si coniugano tradizione, gastronomia e promozione turistica, tutto in un territorio.
R: Chi viene a Sant’Agata Feltria può fare una passeggiata immersa nella natura, gustare la nostra buona gastronomia e scoprire luoghi ricchi di fascino: la Rocca delle Fiabe, lo storico Teatro A. Mariani, le splendide chiese, il Museo delle Arti Rurali che racconta la cultura popolare nel suo senso più autentico. E poi c’è il Cammino di San Francesco, che attraversa il nostro territorio e offre un’esperienza spirituale e paesaggistica unica, tra boschi incontaminati e sentieri storici. Noi questo lo offriamo con orgoglio. È chiaro che Sant’Agata non è una grande città, quindi se vogliamo che un turista resti qualche giorno, dobbiamo proporgli un’offerta completa, un ‘pacchetto’ che risponda alle sue curiosità e ai suoi interessi. Ed è proprio su questo che stiamo lavorando
D: Cosa sogna oggi Davide Cangini per il futuro di Sant’Agata Feltria?
R: Francesca, dopo tanti ruoli che ho ricoperto a Sant’Agata Feltria, il mio sogno oggi è vedere i giovani raccogliere il testimone. Noi siamo di passaggio, ma lasciare una traccia, vedere che qualche tuo suggerimento viene ascoltato e che il lavoro fatto continua nel tempo, è la più grande soddisfazione. Ho lasciato spazio proprio per questo, perché credo che la strada intrapresa sia quella giusta, e ora tocca a loro portarla avanti
D: Se tu dovessi descrivere il borgo di Sant’Agata Feltria con tre parole, quali sceglieresti?
R: Cultura, tradizione e gastronomia.

Sant’Agata-Feltria – Prodotti tipici di Sant’Aagata Feltria al Ristorante Antenna-dal-Morino – ©GrazianoVilla
Mentre Sant’Agata Feltria attende con emozione il verdetto da Seul, previsto per giugno 2026, il Teatro Angelo Mariani continua a raccontare la sua storia fatta di legno, musica e memoria. La candidatura a Patrimonio dell’Umanità UNESCO non è solo un riconoscimento formale: è un tributo alla bellezza che resiste, alla cultura che unisce, e a un borgo che ha scelto di credere nel potere delle cose belle. Un grandissimo in bocca al lupo a Sant’Agata Feltria, perché il mondo ha bisogno di luoghi come questo, dove la bellezza non è solo da guardare, ma da vivere.
Francesca
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