
di Francesca Fabbri Fellini – Foto di Graziano Villa
Nel cuore di Rimini, tra i profumi della terra e le suggestioni del cinema di Fellini, esiste un luogo dove la cucina incontra la poesia, e l’ospitalità diventa arte.
Il Gatto sull’Albicocco non è solo un ristorante: è una dichiarazione d’amore alla Romagna, ai suoi sapori, alle sue radici.
Lo chef Luca Racis e la sommelier Simona Saragoni, coppia nella vita e nel sogno, hanno creato uno spazio intimo e autentico dove ogni piatto racconta una storia, ogni bicchiere di vino svela un ricordo, e ogni sorriso accoglie come fosse casa.
In questa intervista, ci sediamo al loro tavolo per scoprire cosa significa cucinare con la memoria e accogliere con il cuore.

Il Gatto sull’Albicocco_©GrazianoVilla
Identità e radici
D: Cosa significa per voi ‘Romagnolità’ e come la esprimete nei vostri piatti?
Luca: La Romagnolità, negli ultimi cinquant’anni, è diventata un affascinante intreccio di culture e influenze diverse. È proprio questa ricchezza che cerchiamo di raccontare nei nostri piatti. Ci ispiriamo ai viaggi, alle esperienze vissute in ogni angolo del mondo, e le mescoliamo con i sapori autentici della nostra terra, quelli che ci accompagnano da sempre. Il tutto viene reinterpretato in chiave moderna, valorizzando al massimo le materie prime, con particolare attenzione ai vegetali. Per me, la romagnolità significa dimostrare che, in fondo, eravamo già nel futuro. Il nostro compito oggi è far rivivere quel momento e accompagnare le persone in quel viaggio.
D: Come avete scelto Rimini come luogo definitivo per realizzare il vostro sogno?
Simona: Principalmente perché siamo entrambi riminesi, e questo legame con la città ha sempre avuto un ruolo centrale nelle nostre scelte. Io, Luca, prima di aprire questo ristorante, quando volevamo fare un aperitivo o semplicemente vivere la nostra Rimini, ci ritrovavamo a passeggiare per il centro. Il cuore storico della città è da sempre il luogo che sentiamo più autentico, più rappresentativo della nostra identità rispetto alla zona mare. Per questo, scegliere il centro storico era una scelta identitaria
D: In che modo la poesia di Tonino Guerra e il cinema di Fellini influenzano l’atmosfera del vostro ristorante?
Luca: Prima ancora dei nostri piatti, c’è la poesia. È la prima cosa che si incontra, ben visibile in apertura del menù, ed è un dettaglio che ci piace moltissimo. Grazie al nipote di Tonino Guerra, siamo riusciti a recuperare anche la versione originale in dialetto, e questo crea un gioco divertente: chi non è di Rimini prova a leggerla, spesso con risultati esilaranti. È un modo affettuoso per rompere il ghiaccio.
Nel locale ci sono tanti richiami a Fellini e a Tonino Guerra. Le sculture, ad esempio, rievocano la figura femminile degli anni ’60, quella che Fellini amava scritturare nei suoi film. Tonino Guerra, invece, viene da Pennabilli, lo stesso paese dove vivevano i miei nonni, che allevavano bestiame. È un legame personale, profondo, che abbiamo voluto portare dentro questo spazio, tra memoria e immaginario.
Cucina e creatività
D: Luca qual è il piatto che più rappresenta la tua infanzia e come lo hai reinterpretato oggi?
Luca: A dire il vero, non ho un piatto preferito in senso stretto. La mia memoria culinaria è un intreccio di sapori e profumi, alcuni delicati, altri più decisi. Da un lato, c’era una parte della famiglia legata all’allevamento: il fieno, la stalla, gli animali al pascolo… tutto questo mi è rimasto nel naso, come un imprinting olfattivo. Dall’altro, mio nonno, appassionato di pesca e abile cuoco di pesce, mi ha trasmesso l’amore per i sapori del mare. Così, mi sono sempre mosso tra questi due mondi, tra terra e acqua, tra rusticità e delicatezza.

Il Gatto sull’Albicocco – Battuta_©GrazianoVilla
D: Quali sono le tecniche o gli ingredienti che ti appassionano di più nel tuo lavoro in questo momento? Ho letto che ti appassionano le fermentazioni.
Luca: A mio avviso, la cucina moderna dovrebbe partire da un vegetale: è l’ingrediente con il minor impatto ambientale che abbiamo a disposizione. Da lì, si può costruire un piatto, valorizzando ciò che la terra ci offre. Per generazioni abbiamo vissuto nutrendoci di ortaggi, tuberi e legumi, ed è arrivato il momento di fare un passo indietro, riscoprendo quella semplicità.
Crescendo in una famiglia umile, ho imparato a non sprecare nulla. Questo approccio mi ha portato ad abbracciare la fermentazione, che mi consente di utilizzare ogni parte dell’alimento scelto e di conservarlo oltre la sua stagionalità. In questo modo, riesco a mantenere freschezza e intensità anche quando gli ingredienti non sono più di stagione.

Il Gatto sull’Albicocco_©GrazianoVilla
Accoglienza e sala
D: Simona, cosa significa per te far sentire a casa un ospite del vostro ristorante?
Simona: Per me, la cosa più importante è far sentire l’ospite a proprio agio. Lo dico sempre: entrare qui è un po’ come varcare la soglia di casa nostra. Si suona il campanello, si entra, e si viene accolti come in famiglia.
Appena ti siedi, cerco di cogliere subito la tua prima impressione: capire cosa ti aspetti, che tipo di esperienza desideri, se vuoi instaurare un rapporto più diretto e confidenziale. Devo ammetterlo, ho un piccolo “difetto”: sono una gran chiacchierona! Mi piace conversare con chi è a tavola, e questo crea un’atmosfera più rilassata, più intima, che spesso contrasta piacevolmente con l’eleganza dell’ambiente. Perché sì, le tovaglie bianche, la cura dei dettagli… tutto parla di eleganza. Ma è un’eleganza che non mette distanza: c’è sempre un sorriso pronto e una battuta leggera, perché la bellezza sta anche nel sentirsi accolti con calore.
D: Qual è il tuo criterio per scegliere i vini da abbinare ai piatti di Luca?
Simona: Sono diventata sommelier di terzo livello, e per me la base di tutto è l’assaggio: assaggiare tanto, con curiosità e attenzione. Lavoro fianco a fianco con Luca, studiando insieme i piatti e cercando il vino più adatto a valorizzare ciò che lui vuole esprimere in ogni creazione. È un dialogo continuo tra cucina e cantina, un percorso condiviso per far emergere l’anima del piatto e quella del vino.
Prediligo i vini del territorio, ma la mia selezione spazia in lungo e in largo per l’Italia e la Francia. Nella mia carta ci sono 160 etichette, e la cosa di cui vado più fiera è che conosco personalmente ogni produttore. Non c’è una bottiglia che non abbia una storia, un volto dietro. Il 95% li ho incontrati di persona, e per gli ultimi francesi sono stata direttamente in cantina da loro. Per me, questo legame diretto è fondamentale: dà autenticità e profondità a ogni scelta.

Il Gatto sull’Albicocco – Capocollo_©GrazianoVilla
D: Come si è evoluto il tuo ruolo da sommelier ad ambasciatrice di sala del tuo ristorante?
Simona: L’anno scorso sono entrata a far parte di una splendida realtà: Noi di Sala, l’unica associazione nazionale dedicata al servizio di sala. È nato tutto da alcune serate che abbiamo organizzato qui da noi, chiamate Women Hospitality, con l’obiettivo di dare visibilità e valore al lavoro in sala.
Volevamo uscire dai soliti schemi delle cene a quattro mani tra chef, e abbiamo creato esperienze nuove per i nostri ospiti, con un servizio a quattro mani in sala. Ho avuto il piacere di condividere queste serate con figure emergenti del nostro territorio, ma anche con nomi storici e stellati come Katia Uliassi e Davide Franco di Piazza Duomo. Da lì è nato un progetto che ha preso forma a livello nazionale, e che mi ha portato a entrare in questa associazione: un passo importante per dare voce e dignità al mondo della sala, troppo spesso messo in secondo piano.

Il Gatto sull’Albicocco_©GrazianoVilla
Esperienze e visione
D: Qual è stato Luca il viaggio che ha più influenzato la tua cucina?
Luca: Ci piace viaggiare entrando in contatto diretto con le persone del posto, immergerci nella quotidianità e cucinare insieme a chi vive davvero la materia prima: spesso sono donne del luogo, casalinghe, custodi di tradizioni e gesti antichi.
Ogni viaggio ci lascia qualcosa nel cuore. Ogni regione, ogni clima, ogni sapore porta con sé un ricordo indelebile. In Vietnam, ad esempio, ci ha colpito il calore avvolgente e l’umidità intensa; in Messico, il mondo del peperoncino e delle farine locali, così diverse da quelle che conosciamo; in Africa, la bellezza sta nella semplicità: la pesca veloce, spontanea, fatta con naturalezza e rispetto. Sono esperienze che ci arricchiscono, ci insegnano, e che portiamo con noi anche quando torniamo a casa.
D: Qual è il sogno che avete per ‘Il gatto sull’albicocco’ entrambi ragazzi?
Luca: Il nostro sogno per Il gatto sull’albicocco è semplice, ma profondo. Ci consideriamo piccoli imprenditori, e quello che desideriamo è costruire una realtà solida, fatta di regolarità e coerenza nel lavoro. Vogliamo poter lavorare con serenità, senza frenesia, mantenendo un ritmo che ci permetta di esprimere al meglio ciò che siamo, giorno dopo giorno.

Il Gatto sull’Albicocco_©GrazianoVilla
Atmosfera e filosofia
D: Perché avete scelto di servire solo 14 persone e come cambia l’esperienza per l’ospite?
Simona: Il nostro ristorante è pensato su misura per noi due: ci siamo chiesti cosa potessimo gestire in autonomia, senza compromettere la qualità e l’attenzione. La risposta è stata semplice: 14 persone.
È come entrare a casa nostra. Si suona il campanello, si varca la soglia, e ci si ritrova in un ambiente intimo, diverso da quello che ci si aspetta a Rimini, dove spesso i locali sono grandi e affollati. Qui, anche il sabato sera, il massimo sono quattordici coperti. Non troverai mai cinquanta persone stipate: vogliamo che ogni ospite abbia spazio, tempo e cura.
D: Qual è il momento della serata quando arrivano i vostri ospiti più emozionante per voi?
Simona Per me, il momento più importante arriva prima ancora che suoni il campanello. Ho bisogno di quei dieci, quindici minuti in cui mi isolo, non parlo di lavoro, mi rifugio nel mio mondo. È il tempo in cui mi concentro, mi preparo. Perché ogni sera è un’emozione nuova, che ti prende dentro, ti scuote. Il cuore accelera, senti quel battito che corre, come se fosse la prima volta. E ogni volta, davvero, è come la prima.
D: Se doveste descrivere il vostro ristorante con una sola parola, quale sarebbe questa parola?

Il Gatto sull’Albicocco – Cagliata al limone, capper e oliva conditi, finocchietto, olio evo_©GrazianoVilla
Luca e Simona: Intimità.
C’è il camino, e c’è un’atmosfera che invita a volersi bene. Il nostro locale è pensato per chi sceglie di dedicarsi del tempo, per chi decide di fermarsi e vivere un momento autentico. È questo che cerchiamo: persone che vogliono regalarsi una pausa, che vogliono condividerla con qualcuno di speciale. Perché, alla fine, il tempo è il dono più prezioso che possiamo fare a noi stessi e a chi ci accompagna. Venendo da una realtà dove avevamo sempre poco, sappiamo quanto conti ritagliarsi quelle due, due ore e mezza per una cena insieme. Se lo fai, vuol dire che a quella persona ci tieni davvero.
Conclusione
Uscire da Il Gatto sull’Albicocco è come svegliarsi da un sogno gentile, dove ogni dettaglio ha avuto il tempo di fiorire. Luca e Simona non offrono solo una cena: offrono un viaggio, un abbraccio, un frammento di Romagna che resta nel cuore. In un mondo che corre, loro scelgono di rallentare, di ascoltare, di servire bellezza.
E noi, da ospiti, non possiamo che ringraziare per averne fatto parte.
Francesca Fabbri Fellini & Graziano Villa – BIO
Francesca e Graziano: due “Life Travellers”, due esploratori instancabili in viaggio continuo alla ricerca della Bellezza e della Bontà nel mondo. Raccontano ciò che incontrano — persone, luoghi, natura — con uno sguardo curioso e incantato, guidati dalla meraviglia e da quella parte infantile che custodiscono gelosamente dentro di sé.
🎤 Francesca mette a frutto la sua lunga esperienza da giornalista nei principali network radio-televisivi, trasformandola in una sorta di “bastone da rabdomante” capace di intercettare con sensibilità storie, volti e tematiche che meritano di essere raccontati. Le sue interviste si concretizzano in testi e video straordinari — così dicono di lei — capaci di emozionare e far riflettere.
📸 Graziano, con decenni di esperienza nella fotografia professionale — ritratto, reportage, still life, moda — cattura l’anima dei personaggi e dei contesti con immagini evocative, poetiche e potenti. Ogni scatto è il riflesso della passione con cui interpreta il mondo.
✨ Insieme, formano un duo vibrante e complementare, sempre alla ricerca di storie che sappiano dare emozioni.

Graziano Villa e Francesca Fabbri Fellini – ©GrazianoVilla – Timbavati National Park – Southafrica
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