La donna che faceva paura a Napoleone

di Paola Giovetti

Nel dicembre 1803 lasciava la Francia per recarsi in Germania Madame Germaine de Staël, gran dama parigina all’epoca 37enne, scrittrice di successo, donna intelligentissima e scomoda, da sempre ostile a Napoleone, che temendone l’influenza l’aveva esiliata. 

Suo padre, Jacques Necker, banchiere abile e ricchissimo, di idee liberali, ministro delle finanze di Luigi XVI, aveva inutilmente cercato di mettere ordine nella disastrosa amministrazione statale, ma era stato licenziato, fatto che aveva contribuito alla ribellione del popolo e alla presa della Bastiglia. Germaine condivideva i sentimenti del padre e fin da giovanissima era stata al suo fianco a combattere la battaglia della libertà contro ogni tirannide e ogni sopruso. Loro due sognavano un governo costituzionale e ammiravano l’Inghilterra che aveva una monarchia con due Camere, quella dei Lord e quella della gente comune, dove la stampa era libera, la giustizia indipendente, cattolici e protestanti potevano praticare liberamente il loro culto. Un paese civile a cui ispirarsi. Idee liberali che avevano fatto amare Necker dal popolo ma che gli avevano procurato non pochi nemici tra i nobili legati alla corona. Quel tipo di corona che il popolo non sopportava più.

Intanto era venuto per Germaine il momento di sposarsi: la scelta era caduta su Erik de Staël, ambasciatore svedese a Parigi, un matrimonio rispondente a motivi di convenienza, approvato da re Gustavo di Svezia, certamente non di amore. Germaine accettò il matrimonio ma se ne stancò rapidamente, neppure la nascita di una bambina che morì a pochi mesi di età riuscì ad avvicinarla al marito. Incontrò anzi molto presto il suo primo grande amore, Louis de Narbonne, uomo bellissimo e militare coraggioso, quasi certamente figlio naturale di Luigi XV, che fu padre dei suoi figli Albert e August; nati in costanza di matrimonio, furono battezzati col nome di de Stael che a quanto pare li credeva suoi. Sono gli anni terribili della Rivoluzione: Germaine, il cui salotto politico e letterario è frequentato da tutta la Parigi che conta, cerca inutilmente insieme al padre di salvare il re e la regina dalla ghigliottina.

Poi anche l’amore per Narbonne volge al termine e Germaine incontra Benjamin Constant, scrittore, politico e intellettuale francese di famiglia ugonotta emigrata in Svizzera nel XVII secolo. 

Constant è cosmopolita, ha studiato in Germania e Inghilterra, è colto e di molto spirito, qualità senza le quali Germaine non prende neppure in considerazione un uomo. Dal loro rapporto nasce Albertine, una bambina sensibile e intelligente alla quale entrambi sono molto legati. Constant condivide i sentimenti liberali di Germaine e insieme vedono il giovane generale Napoleone acquisire un’importanza e un seguito sempre maggiori, riempire il vuoto di potere che si è creato dopo la Rivoluzione, mettere ordine nello Stato, farsi eleggere Primo Console, mirare sempre più in alto. Consapevole delle qualità straordinarie, che definisce addirittura “ineguagliabili”, del giovane corso, Germaine aveva all’inizio provato grande ammirazione per l’uomo che riusciva a intimidirla, lei sempre così sicura di sé: davanti a lui le mancava addirittura la parola, lei che di parole sapeva usarne tante, e molto bene. Lo aveva incontrato molte volte e mai si era dissipata la difficoltà di respiro che provava in sua presenza. Ben presto però le risultano evidenti le idee dittatoriali di Napoleone e il suo atteggiamento nei suoi confronti si trasforma in ostilità sempre più evidente: il suo salotto diviene presto il luogo di incontro di chi ha ben chiare le mire del Primo Console e cerca di ostacolarle. Benjamin Constant è con lei in questa battaglia.

Germaine intanto pubblica vari libri di letteratura e il romanzo Delphine che hanno un grande successo anche internazionale (il francese è la lingua colta del tempo e tutti lo leggono) e la rendono celebre, celebrità che naturalmente amplifica il suo seguito e la sua influenza. E poiché nonostante i buoni uffici del padre l’ostilità nei confronti di Napoleone cresce e guadagna consensi, Germaine viene esiliata, prima da Parigi e poi dalla Francia.

Per sottrarsi all’umiliazione e alla tristezza dell’esilio, Germaine progetta un viaggio in Germania, paese noto e apprezzato per le scienze, la politica, l’economia, mentre della sua letteratura si sapeva ben poco. Tutti avevano letto I dolori del giovane Werther, il romanzo che aveva reso celebre a soli 25 anni J.W. Goethe, ma il resto era terra incognita ai più. Germaine invece si era aperta alla letteratura tedesca nel salotto letterario di sua madre e sapeva quali tesori culturali vi fossero in questo Paese, dove dopo la rivoluzione letteraria dello Sturm und Drang stava nascendo il movimento romantico.

Decide quindi di far conoscere la Germania al mondo culturale e intraprende il viaggio insieme a Benjamin Constant e ai figli. Impresa non facile soprattutto nella stagione invernale, con le strade in cattive condizioni, la neve e il gelo. Ma Germaine non ha paura di niente e quando decide di voler fare qualcosa la realizza a qualunque costo: avremo modo di rendercene conto seguendola nella sua vita avventurosa.

Prima tappa: Weimar, dove da quasi trent’anni vive Goethe, il principe dei poeti, come ministro e consigliere segreto del duca di Sassonia-Weimar. A Weimar vive anche Friedrich Schiller, il grande drammaturgo cantore della libertà, amicissimo di Goethe: grazie a loro e ad altri letterati, la piccola cittadina, il cui duca è un convinto sostenitore della cultura, è divenuta l’Atene tedesca.

L’incontro tra Madame de Staël e Goethe è un capitolo a sé, degno di un romanzo: se ne troverà la descrizione, spesso molto divertente, ricavata da lettere e diari dei contemporanei e dei protagonisti stessi, nella biografia che ho dedicato a Madame de Stael, da poco uscita presso le edizioni Lindau: ‘Madame de Staël. La donna che ha cambiato la cultura europea’. Madame de Stael aveva fama di donna di grande spirito, cultura ed intelligenza, nonché di coraggiosa perseguitata da Napoleone, ma anche di donna impegnativa e faticosissima, dotata di una estenuante parlantina che sfiniva i suoi interlocutori. Voleva saper tutto, capire tutto, indagare tutto e non si fermava finché non aveva raggiunto il suo scopo. Un giudizio di Benjamin Constant, che l’amò, l’apprezzò e la conobbe forse più di qualunque altro, la descrive al meglio:

Non ho mai conosciuto una donna migliore, che abbia più grazia e maggiore capacità di devozione di lei; ma non ne ho nemmeno conosciuta una che, senza accorgersene, abbia esigenze più continue e che assorba maggiormente la vita di coloro che le vivono vicini, e che – nonostante tutte le sue buone qualità – abbia una personalità più invadente : tutta l’esistenza, i minuti, le ore, i giorni devono esserle sacrificati”.

Goethe da parte sua non aveva una personalità meno forte: aveva inoltre una vita densa di impegni come ministro, direttore del teatro di Weimar e uomo di cultura, e non amava essere disturbato mentre lavorava. Madame si fermò a Weimar tre mesi e per tutto quel periodo strinse Goethe, dal quale voleva sapere ogni cosa del mondo letterario tedesco, di un assedio strettissimo. Incontrò anche Schiller, che pure dovette difendersi dall’impetuosità della visitatrice francese che per altro apprezzò moltissimo, e altri letterati, nonché il duca di Weimar, la duchessa e tutta la corte, che si innamorarono subito di lei e la fecero oggetto di premure, inviti e attenzioni di ogni tipo. 

L’incontro fra Germaine de Staël e Goethe non fu privo di sorprese, bizzarrie, entusiasmi, stanchezze, ma diede frutti generosi: il libro che Madame de Stael scrisse, il famoso De l’Allemagne, fece conoscere il mondo tedesco a un’Europa che lo ignorava e contribuì a diffondere l’ideale romantico cambiando per sempre la cultura europea.

Ma arrivare alla pubblicazione non fu facile, e qui si rivelano tutta la tenacia e il coraggio di Germaine.

Concluso il viaggio in Germania, che comprese anche un soggiorno a Berlino dove con lettere di presentazione di Goethe poté incontrare altri filosofi e letterati, Germaine tornò in Svizzera, nel magnifico Castello di Coppet, sul lago di Ginevra e scrisse il suo libro, che fu pubblicato in diecimila esemplari in Francia. Ma prima che le copie potessero essere distribuite, Napoleone le fece mandare tutte al macero: la sua censura l’aveva visionato, non vi avevo trovato alcun elogio dell’imperatore, ma solo lodi per un Paese, la Germania, che Napoleone aveva vinto e sottomesso, e aveva deciso che il libro non poteva essere letto. Madame de Stael riuscì a salvare solo una bozza del testo e giurò che l’avrebbe pubblicato ad ogni costo. Il solo Paese dove questo sarebbe stato possibile era l’Inghilterra, che insieme alla Russia era l’unico in Europa non assoggettato a Napoleone.

Ha così inizio il lungo incredibile viaggio per raggiungere l’Inghilterra. Prima però occorre fare un passo indietro e aggiornare chi legge sulla vita privata di Germaine. La relazione con Constant si conclude e in Svizzera, al castello di Coppet divenuto con la sua presenza il più importante salotto politico e letterario europeo, Madame de Stael conosce un giovane valoroso militare di origine italiana, John Rocca, 23 anni, invalido di guerra per una ferita a una gamba, che si innamora di lei: gli oltre vent’anni di differenza di età con contano niente per lui, il suo spirito cavalleresco lo spinge a difendere questa donna straordinaria perseguitata da Napoleone.

I due diventano amanti, Germaine resta incinta, riesce a nascondere a tutti, persino ai figli, la gravidanza e dà alla luce in gran segreto un bambino che viene dato subito affidato a una famiglia a lei devota. Appena si riprende dal parto, dà inizio insieme a Rocca e ai tre figli a un lungo e avventuroso viaggio che ha come meta l’Inghilterra: dovranno andare via terra perché tutti i porti sono bloccati.

Facile immaginare le difficoltà e la fatica di un simile viaggio sulle carrozze e le strade dell’epoca. Svizzera, Tirolo, Baviera, Austria, Polonia, e finalmente l’ingresso in Russia. Alla frontiera un ufficiale di guarnigione di origine francese, il barone de Montet, la riconosce e sapendo che ha lasciato la Francia per non piegarsi a Napoleone, dandole via libera commenta: “Non vi sono dunque al mondo che tre potenze indipendenti: l’Inghilterra, la Russia e voi”.

Ma in territorio russo sta entrando anche la Grande Armata di Napoleone, e così il viaggio deve proseguire a tappe forzate. Mosca, dove Madame de Stael col suo seguito si ferma appena pochi giorni e dove viene ricevuta, come ovunque del resto, dall’alta società e anche dal generale Kutuzov, comandante in capo dell’esercito russo; poi San Pietroburgo, dove ha vari colloqui con lo zar Alessandro. Di lì si imbarca per la Finlandia, poi per la Svezia, e finalmente per l’Inghilterra, dove il libro viene subito dato alle stampe da John Murray, il più importante editore inglese, quello che pubblica i libri di Lord Byron e di tutti i più celebri letterati e poeti. La prima edizione è esaurita in tre giorni, subito viene intrapresa l’edizione tedesca.

Nel frattempo si è svolta la tragica ritirata di Russia, Napoleone deve abdicare e andare in esilio all’isola d’Elba. Madame de Staël può ritornare in Francia.

E’ stanca, un parto a 46 anni non è cosa da poco, l’oppio che prende da anni per poter dormire e la vita nomade hanno minato la sua salute. A questo si aggiunge il grande dolore per la morte del figlio Albert, che era entrato nell’esercito svedese, ucciso in duello: la notizia le arriva alla vigilia dell’uscita del suo libro. Ma nonostante tutto questo non si ferma. Torna a Parigi e ritrova il suo mondo che l’accoglie come una regina. Napoleone lascia l’Elba, raggiunge in trionfo Parigi e l’invita a restare. Fedele ai suoi principi, lei fa i bagagli e torna al Castello di Coppet. Va a trovare il figlioletto avuto da Rocca, che nel frattempo ha sposato in segreto, e soltanto dopo i Cento Giorni e la definitiva disfatta di Napoleone rientra a Parigi, dove la morte la coglie abbastanza improvvisamente (un ictus devastante) a soli 51 anni.

La sua gloria è affidata al suo grande libro, ‘De l’Allemagne’, che diede una svolta determinante alla letteratura europea e rappresentò un chiaro incitamento per i movimenti di liberazione dell’Ottocento. Un’opera che ha fatto conoscere un nuovo movimento culturale, il Romanticismo, e reso possibile una nuova visione della società, più libera, più aperta alla conoscenza, più emancipata. Contemporaneamente si diffondevano in Italia, a partire dalla Lombardia, le prime istanze risorgimentali, alle quali sarà legata la prima produzione romantica italiana.

Paola Giovetti

Paola Giovetti, nata a Firenze, si è laureata in Lettere moderne a indirizzo linguistico presso l’Università di Bologna. Giornalista e scrittrice, specializzata nella ricerca letteraria e storica, nella spiritualità e nell’esoterismo, ha pubblicato numerosi saggi. È presidente della Biblioteca Bozzano De Boni di Bologna e direttrice della rivista «Luce e Ombra», la più antica rivista italiana dedicata alla ricerca psichica.

Nel dicembre 1803 lasciava la Francia Germaine de Staël, gran dama parigina, scrittrice di successo, donna intelligentissima e scomoda, da sempre ostile a Napoleone, che, temendone l’influenza, l’aveva esiliata. Per sottrarsi all’umiliazione e alla malinconia, aveva deciso di intraprendere un viaggio in Germania allo scopo di raccogliere materiale per un libro su questo paese. La tappa più ricca di promesse era Weimar, l’Atene tedesca, dove da trent’anni risiedeva Johann Wolfgang Goethe, il principe dei poeti. L’incontro fra i due non fu privo di sorprese, bizzarrie, entusiasmi, stanchezze. I frutti però furono straordinari: il libro che Madame de Staël scrisse, il celebre De l’Allemagne, ostacolato in Francia da Napoleone e pubblicato a Londra, fece conoscere il mondo tedesco a un’Europa che lo ignorava e contribuì a diffondere l’ideale romantico, cambiando radicalmente la cultura del continente. Intorno a questa vicenda, sullo sfondo di un’epoca di profonde trasformazioni, Paola Giovetti ricostruisce l’intera parabola di Madame de Staël, le sue tormentate vicende personali, i rapporti con gli intellettuali più illustri dell’epoca, il suo salotto aperto alle idee più avanzate, tanto in ambito letterario che politico.