di Luca Verdone

Andavo alla scuola media negli anni Sessanta quando mio padre Mario mi portò con sé per la prima volta al Centro Sperimentale di Cinematografia in via Tuscolana. In questo luogo ambìto da tutti gli aspiranti registi d’Italia,Mario dirigeva la Cineteca e redigeva la rivista Bianco e nero. E’ lì che nel corso di un incontro con gli allievi di regia ho conosciuto Federico Fellini e fui sorpreso dalla disponibilità e dalla cordialità del rapporto che il grande regista riminese aveva con mio padre. Mario e Fellini condividevano soprattutto un grande interesse per il mondo del Circo e degli spettacoli della piazza.Fui così incuriosito e ammirato dai loro discorsi sui Clowns che nell’età matura ho realizzato un film sul pioniere del Circo Moderno,Antonio Franconi e due documentari sulla famiglia circense dei Togni. La loro passione per il mondo degli artisti ambulanti mi ha fatto sognare a occhi aperti e mi ha permesso di visitare i “set” che Fellini allestiva a Cinecittà:una esperienza così formativa da suggerirmi il campo professionale su cui impegnarmi. Mio padre e Fellini avevano rinsaldato la loro amicizia nel 1959, quando una recensione assai elogiativa di “La Dolce Vita” apparsa sul giornale “Il Quotidiano” firmata da mio padre costò il posto di critico del giornale cattolico. Fellini se ne rammaricò e per consolare mio padre del licenziamento gli offerse il ruolo di consulente nella neonata società FEDERIZ che aveva appena fondato con il cavalier Angelo Rizzoli. Ma Mario preferì restare al Centro Sperimentale di Cinematografia dove non era ancora dirigente per occuparsi della rivista Bianco e Nero. La loro simpatia e condivisione per un cinema svincolato dalla tematica del Neorealismo,che negli anni precedenti avevano ampiamente elogiato,portò alla scoperta,per quanto riguarda il cinema di Fellini,di un linguaggio nuovo in cui l’elemento onirico ha una grande rilevanza. Ricordo con quale emozione mio padre accolse la proiezione di “Fellini Satyricon” alla Mostra di Venezia del 1969, e le lunghe discussioni sulle scelte figurative. Mario una volta disse a Fellini che i cieli di quel film erano pura arte contemporanea,evocata dalle grandi tele di Mark Rothko. Fellini apprezzò molto l’osservazione e confermò la sua intuizione. Ma ciò che divertiva molto Mario e Fellini,era quella “boutade” che entrambi si raccontavano di essere nati “in viaggio”. Mario era nato ad Alessandria in una fase drammatica della prima guerra mondiale quando la mamma senese raggiunse il marito ricoverato in un ospedale militare. Nacque in modo imprevedibile proprio durante quella visita e Federico amava raccontare agli amici di essere nato a Rimini,in una casa la cui finestra si affacciava su un circo. Ripetevano divertiti di essere dunque “gens de voyage”, con una punta di civetteria,dato che lo spettacolo viaggiante per antonomasia è proprio il Circo. Dopo l’uscita in televisione del suo film “I Clowns” Fellini si dedicò a un volume per l’editore Cappelli che si proponeva come una enciclopedia dei più grandi artisti della “pista”. Ricordo che la mattina alle 7 spesso squillava il telefono nella nostra casa di lungotevere Vallati e mio padre con gli occhi ancora impastati di sonno si affrettava a rispondere a Fellini per discutere i contributi per l’importante pubblicazione. Mario raccolse una antologia di scritti e testimonianze storiche che piacque molto a Fellini e che puntualmente erano commentate nel corso di deliziose cene a casa nostra alle quali partecipavo sempre con gioia. Mia madre Rossana sapeva bene quali erano i piatti che Fellini e la Masina apprezzavano di più. Quando nel 1977 il volume uscì nelle librerie il successo fu tale che le copie furono subito esaurite. Non sapevo bene chi dei due conoscesse meglio i clowns più celebri ed era una gara a chi li aveva incontrati per primo. Ricordo che una sera Mario mostrò a Fellini un volume francese sui celebri clowns “Fratellini”. Prima di mostrarglielo annunciò che aveva una “chicca” nella copertina interna : la firma di Charlie Chaplin,al quale era stato fatto sfogliare prima di lui. Fellini vi appose poi con orgoglio anche la sua firma dopo averlo aperto. Quel libro eccezionale lo conservo ancora oggi con devozione. Mario era il critico con cui Fellini si sentiva pienamente compreso e ammirato,un amico in cui aveva trovato le corrispondenze storiche e psicologiche delle origini del suo cinema e che dal Centro Sperimentale di Cinematografia alle aule delle università italiane e internazionali portava agli studenti il suo meraviglioso contenuto poetico.

Chi è Luca Verdone

Nato a Roma il 05/09/1953

Regista di lungometraggi, documentari, Opere Liriche

Esperto di Storia dell’Arte

Quando non lavoro vado al cinema, frequento Musei, Teatri, e ascolto musica e Opere Liriche. Mi piace frequentare gli amici e amo gli animali.

Cosa gli piace: la mia compagna Francesca, i suoi cani, andare in giro per musei e siti archeologici, le partite di calcio e gli avvenimenti sportivi.

Cosa non gli piace: i reality, la televisione spazzatura,

Il film visto più volte: I Vitelloni, Il Bidone, Casanova di Federico Fellini, Il Buono, Il Brutto, il Cattivo, La Dolce Vita, Roma, Per Favore Non Mordermi sul collo.

L’artista musicale preferito: David Bowie,The Beatles, Gustav Mahler, Georges Bizet, Ottorino Respighi.