
di Francesca Fabbri Fellini – Foto di Graziano Villa
Eravamo già stati a Gardone Riviera.
Qualche anno fa, attratti dall’aura letteraria e monumentale del Vittoriale degli Italiani, avevamo passeggiato tra i cimeli di D’Annunzio, sospesi tra storia e teatralità.
Ma i Giardini Botanici Heller… quelli ci erano sfuggiti. E pensare che bastava svoltare un angolo per trovarsi in un altro mondo.

Giardini-Heller-©GrazianoVilla
Quella domenica di luglio, con il Lago di Garda in lontananza, abbiamo deciso di rimediare.
Io e Graziano – inseparabile dalla sua macchina fotografica – e Penny, la nostra Jack Russell curiosa e sempre in anticipo di qualche passo, siamo tornati a Gardone, con la sensazione di avere una mappa segreta tra le mani.

Giardini-Heller-©GrazianoVilla
Varcato il cancello dei Giardini Heller, il tempo ha rallentato. La prima impressione è stata quella di entrare in un sogno botanico: un caleidoscopio di forme, colori e profumi da ogni angolo del mondo. Tra un click e l’altro, il mio compagno cercava l’inquadratura perfetta mentre Penny zigzagava entusiasta tra ciuffi di bambù e statue contemporanee sbucate dal verde come apparizioni.

Giardini-Heller-©GrazianoVilla
Ogni angolo era una scoperta: cactus monumentali che sembravano creature mitologiche, ninfee adagiate su specchi d’acqua che riflettevano un cielo immobile, sculture che dialogavano silenziosamente con la natura. Persino Penny sembrava più contemplativa del solito – o forse solo incuriosita da un’iguana scolpita che le ricordava un giocattolo abbandonato.
Il pomeriggio è scivolato via con la leggerezza delle farfalle che ci svolazzavano intorno.

Giardini-Heller-©GrazianoVilla
Alla fine, seduti su una panchina d’ombra con Penny acciambellata tra di noi e le mani ancora profumate di foglie, ci siamo guardati senza dire molto.
Forse perché il bello di certi luoghi è proprio questo: parlano loro, e a noi resta solo il compito di ascoltare.
Passeggiare nei Giardini botanici Heller è un po’ come viaggiare senza valigia. Ogni svolta è un cambio di latitudine: si passa dalla giungla asiatica con le sue felci imponenti, al rigore minimalista del giardino giapponese, dove ogni pietra e ogni sasso sembrano posati con intenzione millenaria. Poi, d’improvviso, ecco una radura di cactus alti come alberi, che ci trasporta nel cuore arido dell’America centrale.

Giardini-Heller-©GrazianoVilla
Penny, instancabile esploratrice, saltellava tra i confini immaginari di questi ecosistemi, attirata ora da un cespuglio che odorava di miele, ora da una tartaruga vera che, elegantissima, si faceva largo tra le ninfee con l’aria di chi è abituata agli sguardi ammirati.
Nel frattempo, Graziano continuava a inseguire la luce: la cercava tra le fronde, nei riflessi sull’acqua, sulle curve leggere di una scultura seminascosta. La fotografia, per lui, è come scrivere in silenzio – e quel giorno, i suoi appunti erano particolarmente poetici.

Giardini-Heller-©GrazianoVilla
Non eravamo soli, naturalmente. Altri visitatori si muovevano lenti, con la stessa cautela che si ha quando si entra in una chiesa. C’era chi parlava piano, come per non disturbare il respiro delle piante, e chi – come una signora inglese che incontrammo accanto a una fontana zen – si fermava ogni cinque passi a prendere appunti su un taccuino. “Writing the garden down”, ci disse con un sorriso. Anche Penny sembrò approvare, abbaiando una sola volta, come se volesse essere citata nelle sue pagine.

Giardini-Heller-©Francesca-Fabbri-Fellini-Penny

Giardini-Heller-©GrazianoVilla
Quando, nel tardo pomeriggio, il sole ha cominciato a filtrare basso tra i rami, dorando le foglie come pagine antiche, ci siamo fermati un’ultima volta vicino a uno specchio d’acqua. Il giardino, silenzioso ma vivo, sembrava trattenere il respiro insieme a noi. Penny si è acciambellata tra le nostre gambe, finalmente stanca e placida, e per un istante è parso che anche lei contemplasse quel momento come qualcosa di speciale.
Abbiamo ripensato a tutte le piccole cose viste quel giorno – le texture delle cortecce, le geometrie strane delle succulente, il canto intermittente degli uccelli nascosti – e ci siamo resi conto che quel luogo, pur così raccolto, aveva saputo dilatare il tempo.
I Giardini botanici Heller non sono solo una passeggiata tra le piante: sono una lezione di armonia, un invito a rallentare, a guardare meglio, a meravigliarsi. Uscendone, sentivamo di aver scoperto non solo un posto, ma anche una disposizione d’animo: quella che ti ricorda che la bellezza, quella vera, non grida mai. Sussurra.
Francesca Fabbri Fellini & Graziano Villa – BIO

Graziano Villa e Francesca Fabbri Fellini – ©GrazianoVilla – Timbavati National Park – Southafrica
Francesca e Graziano: due “Life Travellers”, due esploratori instancabili in viaggio continuo alla ricerca della Bellezza e della Bontà nel mondo. Raccontano ciò che incontrano — persone, luoghi, natura — con uno sguardo curioso e incantato, guidati dalla meraviglia e da quella parte infantile che custodiscono gelosamente dentro di sé.
🎤 Francesca mette a frutto la sua lunga esperienza da giornalista nei principali network radio-televisivi, trasformandola in una sorta di “bastone da rabdomante” capace di intercettare con sensibilità storie, volti e tematiche che meritano di essere raccontati. Le sue interviste si concretizzano in testi e video straordinari — così dicono di lei — capaci di emozionare e far riflettere.
📸 Graziano, con decenni di esperienza nella fotografia professionale — ritratto, reportage, still life, moda — cattura l’anima dei personaggi e dei contesti con immagini evocative, poetiche e potenti. Ogni scatto è il riflesso della passione con cui interpreta il mondo.
✨ Insieme, formano un duo vibrante e complementare, sempre alla ricerca di storie che sappiano dare emozioni.
….e la nostra Penny, detta anche “Pupazza”, un femmina di 4 anni, razza Jack Russel Terrier, tosta e combattiva coma la sua padrona Francesca

Giardini-Heller-©GrazianoVilla_il-TEAM
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