di Fabio Lombardi

«Io sono l’Alfa e l’Omega» dice Dio nell’Apocalisse di Giovanni. Se avesse usato l’alfabeto italiano avrebbe detto «Io sono l’A e la Zeta».

“L’Apocalisse” di Giovanni

Il valore della Z quale indicatore della fine la rende un segno di morte, e per di più, essendo l’iniziale del numero zero, trasmette un senso di vuoto, il senso del nulla. Quante Zeta ci vengono in mente? La Z di Zorro, tracciata con la punta della spada sul corpo degli avversari, un surrogato della mortale ferita che il ribelle mascherato potrebbe infliggere se non fosse un gentiluomo.

La “Z” di Zorro

La funzione Zeta di Riemann, che mostra un collegamento tra la distribuzione dei numeri zero sul grafico della funzione e la distribuzione dei numeri primi, anche se nessuno è mai riuscito a capire come funziona questo collegamento, e molti matematici in preda alla disperazione sono giunti vicinissimi a buttarsi giù dalla finestra.

La funzione Zeta di Riemann

Il film Z – L’orgia del potere” di Costa-Gavras, che racconta l’ascesa in Grecia della cadaverica dittatura dei colonnelli. C’è anche una variante Zeta del Coronavirus, isolata a Rio de Janeiro. 

“Z – L’orgia del potere” di Costa-Gavras

Ma a noi interessa un’altra Z, quella di un vecchio film del 1974: Zardoz”, di John Boorman. Film così non se ne fanno più, direbbero i nostalgici. Sarebbero nel giusto, perché adesso nessuno avrebbe più il coraggio di proporre un simile caleidoscopio di immagini psichedeliche e deliranti trovate narrative. C’è un gruppo di immortali, fiacchi e annoiati, che sta al sicuro dentro al Vortex, mentre il resto del mondo è popolato da orde di selvaggi che lottano, si accoppiano e muoiono brutalmente.

“Zardoz” di John Boorman

Uno di questi bruti, un giovane Sean Connery con i baffi a manubrio, si introduce nel Vortex e fa capire agli immortali che una vita senza morte non è degna di essere vissuta. Il senso della vita, suggerisce il film, sta nella competizione, nel sesso, nella passione per l’avventura e nella consapevolezza che il gioco non può durare per sempre.

“Zardoz” di John Boorman – Sean Connery

Tutto il resto è fasullo, come il dio Zardoz usato dagli immortali per terrorizzare le popolazioni esterne, un mascherone volante ispirato alla divinità di cartapesta del Mago di Oz. Erano i temi tipici della controcultura degli anni Settanta, che consigliava di dare un kick in the ass all’ordine costituito come primo passo verso la conquista di un’esistenza più autentica.

“Night of the Living Dead” di George A. Romero

Proprio come gli immortali chiusi nel Vortex, anche i piccoli uomini intrappolati negli ingranaggi del sistema sociale si illudono di essere vivi ma non lo sono per davvero. Sono morti viventi, per usare il titolo di un film del 1968, Night of the Living Dead”, di George Romero. Il che ci porta a un’altra Z, quella di Zombie. Fra tutti i mostri cinematografici, gli Zombie sono senza dubbio i più ottusi: non pensano, non parlano, si muovono in modo lento e barcollante, ma se ti prendono ti strappano la carne e morsi e ti trasformano in uno di loro. Il personaggio si presta bene a metafore politiche, come per esempio in Dawn of the Dead”, sempre di Romero, del 1978, in cui gli Zombie vagano come sonnambuli all’interno di un centro commerciale.

“Zombie” di George A. Romero

Risalendo indietro nel tempo di qualche decennio, scopriamo che la parola “zombie” compare per la prima volta sulla carta stampata nel libro The Magic Island” (1929) dello scrittore William Seabrook, che era un tizio dal profilo piuttosto inquietante.

William Seabrook_The Magic Island

Occultista, viaggiatore instancabile, alcolizzato, cannibale, Seabrook inizia la sua carriera di grande eccentrico abbandonando un lavoro di cronista locale nel Maryland per dedicarsi a vagabondaggi in Europa. Studia metafisica a Ginevra, poi diventa l’addetto stampa di Enrico Caruso e si fa una piccola fama come esperto di musica lirica. Dopo aver sposato una ricca ereditiera, si arruola come volontario nella prima guerra mondiale, ricavandone un danno permanente ai polmoni a causa di una bomba fumogena.

William-Seabrook_Jungle-Ways

Tornato in America, si occupa di un’azienda agricola in Georgia, di proprietà del suocero, dove si dedica a esperimenti di magia nera in compagnia del famigerato Aleister Crowley. Perennemente inquieto, ricomincia a vagabondare per il mondo, scrivendo libri di viaggi che riscuotono un grande successo.

Aleister-Crowley

Nel libro Jungle Ways” (1930) racconta di una spedizione in Costa d’Avorio nel corso della quale, invitato a cena da una tribù, si era ritrovato a mangiare carne umana, o almeno così gli era stato detto dagli altri commensali. Avendo scoperto in seguito di essere stato preso in giro, perché si trattava di carne di gorilla, ed essendo rimasto con la voglia di assaggiare la pietanza proibita, commissiona al guardiano di un obitorio il furto del collo di un ciclista defunto e lo fa cucinare dall’ignaro cuoco di un ristorante di Parigi. Scivolato progressivamente nell’alcolismo, viene ricoverato in un manicomio, da cui esce sette mesi più tardi con la ricetta di un cocktail di sua invenzione, che battezza Asylum” (un pizzico di granatina, un’oncia di Pernod, un’oncia di gin, due o tre cubetti di ghiaccio, da servire in un bicchiere old fashioned di forma cilindrica). Tenta poi di uccidersi, ma non ci riesce a causa di un incidente stradale che gli salva la vita. Ci riprova con più successo nel 1945.

Ward Greene e i suoi libri

La vita e le opere di William Seabrook sono l’argomento del romanzo Ride the Nightmare” (1930), scritto dal suo amico Ward Greene, noto per essere l’autore del racconto Happy Dean”, “The Whistling Dog”, da cui Walt Disney ha tratto il lungometraggio animato Lilli e il vagabondo” (Lady and the Tramp, 1955). Gli appassionati di fumetti lo ricordano invece per aver sceneggiato le avventure di Rip Kirby, l’elegante investigatore con la pipa e gli occhiali inventato dal famoso disegnatore Alex Raymond, che ha creato anche Flash Gordon, Jim della Giungla e Agente Segreto X-9, quest’ultimo su testi del celeberrimo giallista Dashiell Hammett. Raymond è morto in un incidente automobilistico nel 1956, come William Saebrook non era riuscito a fare una decina di anni prima.

Può sembrare che nel corso di questa scorribanda ci siamo allontanati dalla lettera Z, ma in realtà non abbiamo mai perso di vista il nostro filo conduttore, perché Z è l’iniziale di Zampa, il figlio di Biagio e Lilli, i due protagonisti di Lilli e il Vagabondo”. Nel sequel Lilli e il vagabondo II – Il cucciolo ribelle” (Lady and the Tramp II – Scamp’s Adventure, 2001), il giovane Zampa prova disgusto per la vita agiata dei genitori e decide di dare un kick in the ass a tutta quella soporifera proposta borghese, per diventare un cane randagio, proprio come gli indisciplinati eroi degli anni Settanta.

“PASSO A DUE” di Fabio Lombardi

Articolo di Antonia Del Sambro

Passo-a-due-di-Fabio-Lombardi

Rod è un penalista squattrinato, Giulia una fotografa disinibita alla ricerca di una consacrazione artistica. Nonostante la mancanza di liquidità, non riescono a ridurre le loro spese e si trovano sull’orlo di un collasso economico. A una festa, Rod si imbatte in Higgins, rappresentante della Proteo, società specializzata in compravendita di esistenze. Higgins gli propone di cedere alla società tutti i loro beni in cambio di una grossa somma di denaro. Dapprima incredulo, Rod ne parla con Giulia, che lo convince ad accettare. Ma si renderanno conto di aver preso la decisione sbagliata.

Passo a due è la massima rappresentazione di giallo psicologico dove non ci sono assassini, non ci sono morti, non ci sono indagini e non ci sono veri colpevoli, perché lo sono tutti, eppure i lettori fremono e si angosciano per bene, e siccome l’emotività dei lettori di genere è noto che si autoalimenta, un romanzo come questo è l’apoteosi del piacere, tanto che in molti passaggi si torna indietro e si rilegge lo stesso periodo due volte, non perché non lo si è compreso, ma perché è troppo bello per lasciarlo andare.

Antonia del Sambro, Milano Nera

Un romanzo corale originale, attraverso Italia, Francia, Stati Uniti, Spagna, Svizzera; divertente, caleidoscopico, moto attuale. Cacce al tesoro per rincorrersi e ritrovarsi, libri da decenni sepolti e ritrovati, comuni hippie desuete, molto sesso esplicito, nudismo e lingerie esibita portano a un’inedita conclusione: l’amore vince sul potere del denaro!

Elisabetta Bolondi, SoloLibri

Con una prosa asciutta e senza fronzoli, che racconta verità e sensazioni anche fastidiose ma assolutamente verosimili, Fabio Lombardi offre al lettore l’istantanea di una realtà in cui l’apparenza non paga, la felicità va ricercata oltre e la fatica del quotidiano diventa elemento imprescindibile per conferire dignità al proprio vissuto. Un romanzo avvincente e una storia intensa, a tratti scomoda, grazie alla quale ci si interroga e si riflette sulle dinamiche che muovono le relazioni e sul modo migliore – o quel che si ritiene tale – per affrontarle e viverle.

Connie Bandini, Mangialibri

Fabio Lombardi – BIO

Fabio Lombardi vive a Rimini, dove svolge la professione di avvocato penalista. Insieme alla moglie, Patrizia Pacia, è titolare della galleria “Primo Piano”, specializzata in arte contemporanea. Ha pubblicato racconti su “Urania”, “Febbre Gialla”, “Plot”, “Il Giallo Mondadori”, nelle antologie “Nero Italiano 27 Racconti Metropolitani” (Oscar Mondadori), “Noir” (Avvenimenti), “Millemondi” (Urania), “Anime Nere Reloaded” (Oscar Mondadori), “Sul Filo dei Rasoio” (Giallo Mondadori) e in altre riviste e antologie. Con Delos Books ha pubblicato il romanzo “Zac”.