di Veronica Crescente

La poesia insita nel paesaggio e le suggestioni che naturalmente ne derivano hanno ispirato il regista Leonardo Severino a scegliere Gardone Riviera come location del cortometraggio “Bianca”.

Gardone Riviera – Lago di Garda – Anni 50-60

1) Raccontaci di te, da dove vieni e che percorso di formazione hai seguito?

Ho 27 anni, sono nato a Gavardo (provincia di BS). Mi sono diplomato come perito turistico, per poi decidere di portare avanti la mia passione, il cinema. Per questo mi sono iscritto al DAMS di Bologna, che ho frequentato per tre anni, laureandomi nel 2020. Il DAMS è stata un’esperienza stimolante, per quanto teorica. Con queste basi mi sono trasferito a Roma, dove il cinema si fa, e ho frequentato il corso di regia cinematografica presso l’Accademia del Cinema Renoir, tenuto da professionisti nel settore, come registi, sceneggiatori, ecc.”

2) Quando e come e` nata la tua passione per il cinema?

La mia passione per il cinema nasce quando avevo circa 12 anni. Ho sempre avuto una passione per tutto ciò che potevo guardare e ascoltare in Tv, ma soprattutto al cinema, perché al cinema è tutto più grande. Ho avuto un passato videoludico molto impegnato (che non ho ancora abbandonato del tutto, sia chiaro) ma il mezzo che mi ispirava di più, che mi invogliava a fare qualcosa di mio e che mi ha emozionato come nessun altro, era certamente quello cinematografico. Il cinema, l’arte di raccontare storie tramite immagini, è sempre stato il mio motore, penso non ci sarebbe stata una scelta alternativa che mi avrebbe mosso alla stessa maniera. Poi, quando ho conosciuto il mondo del set, per quanto peculiare e impegnativo, ho capito cosa mi faceva sentire vivo. In futuro voglio dedicare tutto il mio impegno alla realizzazione di qualcosa di mio, proprio come “Bianca”, ma in grande”.

“Bianca” – Leonardo-Severino_backstage

3) A proposito di “Bianca”, da dove e` partita l`idea e da dove hai tratto ispirazione?

L’idea nasce qualche anno fa, bazzicando con un amico per le vie di Gardone Riviera, in inverno. L’atmosfera piatta, nebbiosa, ha fatto da cornice per il mood del progetto. Volevo cercare un connubio tra un paese così pieno di arte e bellezza e una zona, di base, fortemente provinciale, che racchiude in sè i vari clichè di questi piccoli paesi, molto distanti dalla città. Un anno fa ho deciso di riprendere in mano il progetto e di riscriverlo, con l’aiuto di un collega (e amico) sceneggiatore, Marco Vinz Pinnavaia. In un anno e qualche mese, tra lavori e impegni vari, siamo comunque riusciti a portare a termine una sceneggiatura minimale, evocativa dei sentimenti e del sentore (unico) che il Lago di Garda può dare, uno script basato molto sul non detto per permettere che le immagini si spiegassero da sole. L’unico rimorso è quello di non aver potuto girare presso il Vittoriale degli Italiani. Ma sono ugualmente felice e appagato per la resa scenica”.

4) Di cosa parla “Bianca” e quale messaggio intende trasmettere?

“Bianca” racconta la prima giornata di un ragazzo uscito dal SERT, il centro di recupero per tossicodipendenti. Il protagonista, Gabriele, ritorna nel suo paesino di provincia scortato dalla madre, Veronica. Qui Gabriele, seguendo un prezioso consiglio, ricerca la bellezza attorno a sé, per non ricadere nel suo passato. A lavoro conosce Bianca, un’anima sola e sensibile proprio come lui: anche lei è una cosa bella. Luca Nencetti interpreta Gabriele, un bravissimo attore, un amico e confidente nel momento della creazione del personaggio principale. La bravissima Giada Di Palma interpreta Bianca, un ruolo che ha fatto suo. Giuseppina Turra, una professionista e splendida personalità, interpreta il ruolo di Veronica, una madre che ancora non riesce a fidarsi del figlio. Mi piace pensare a Bianca come una relazione, molto intima e personale, sul valore della fiducia. Con “Bianca” mi piacerebbe far riflettere sulla condizione della solitudine, su quanto sia importante avere accanto persone su cui potere contare, di cui poter fidarsi. In particolare, con i membri della propria famiglia. E soprattutto, ragionare su quanto possa salvarci la bellezza insita nelle piccole cose, quelle meno considerate, attorno a noi”.

“BIANCA”_Giada-Di-Palma_©Federica-De-Pari

5) In che cosa si differenzia rispetto ai tuoi precedenti lavori?

La differenza fondamentale con i miei precedenti progetti, nati in ambito accademico, è che “Bianca” è il mio primo e vero progetto sentito, nato da una passione intima, scritto e riscritto e su cui ho riflettuto molto, in modo da arrivare a rappresentare delle pulsioni umane che fanno parte anche del mio vissuto. Ho dedicato tanto tempo a “Bianca”, e ne sono pienamente soddisfatto, qualunque siano gli esiti”.

6) Cosa ti auguri per “Bianca”?

“Bianca” al momento è in fase di montaggio. Entro i primi mesi di quest’anno contiamo di avere una versione definitiva, completa sotto tutti i punti di vista. Una volta completata l’opera il desiderio è quello di proporre “Bianca” alle case di distribuzione, in maniera da partecipare a festival cinematografici, in Italia e non solo. Mi piacerebbe che “Bianca” potesse essere vista da tanta gente e raggiungesse dei buoni risultati, in quanto è un prodotto su cui ho scommesso molto, personalmente ma anche produttivamente.

7) Altri progetti per il futuro?

Ho qualche idea per la testa, una in particolare che potrebbe essere ancora sviluppata proprio in provincia di Brescia, ma non c’è ancora molto di tangibile. L’obiettivo maggiore è quello di completare la stesura di un film.

“BIANCA”_il regista – Leonardo-Severino_regista

Voglio ringraziare tutti coloro che hanno partecipato alle riprese e alla fase produttiva di “Bianca” e più concretamente chi mi è stato a sentire per mesi, dandomi feedback, sensazioni, ispirandomi e invogliandomi a non mollare. Quindi, in particolare, grazie a Giorgia Feroldi, Gabriele Aldo Lo Cascio, Marco Vinz Pinnavaia, Iacopo Gattei, Tommaso Armanti, Renato Civello. E a tutta la mia famiglia per l’amore e il supporto mostrati.

Veronica Crescente – BIO

Giornalista pubblicista, ha conseguito la laurea magistrale in Editoria e Giornalismo all’Università degli Studi di Verona discutendo la tesi “La donna nel cinema di Federico Fellini: musa tra sogno e realtà”. Attratta dalla parola scritta fin da quando sedeva sui banchi di scuola, considera foglio e penna dei formidabili compagni di viaggio. Non le piace fermarsi alla superficie, per questo ama cogliere l’essenza più vera delle persone e delle cose delle quali si circonda, convinta che non solo “la bellezza salverà il mondo” ma che anche la gentilezza disinteressata, la sana curiosità e un pizzico di Rock and Roll possano contribuire ampliamente alla causa.