di Anna Amendolagine

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Protagonisti assoluti della cultura e dell’arte italiana nella seconda metà del ‘900, Federico Fellini e Pier Paolo Pasolini erano legati da rapporti di amicizia e collaborazione. L’incontro tra i due – entrambi arrivati a Roma dalla provincia in cerca di fortuna e subito entrati nel mondo del cinema – risale al 1956.

Pasolini collabora alla sceneggiatura di “Le notti di Cabiria”, che nel 1958 ottiene il premio Oscar al miglior film straniero. Nel 1960 scrive anche qualche dialogo per la “La dolce vita”, mitica pellicola del regista di Rimini.Come racconta lo stesso scrittore in Pasolini su Pasolini:

Ho scritto tutte le parti della malavita. Siccome in Ragazzi di vita c’erano personaggi del genere, Fellini pensò che io conoscevo quel mondo, come in realtà lo conoscevo per aver abitato a Ponte Mammolo, dove vive un mucchio di sfruttatori e ladruncoli e puttane; tutta l’ambientazione, e in particolare l’episodio del Divino Amore sono stati fatti da me”.

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Ma Pasolini non è solo il cantore della periferia romana. E’ un personaggio molto complesso, un vero e proprio universo che va ancora indagato in tutti i suoi aspetti. La sua è una formazione completao. E’ poeta, scrittore, giornalista, sceneggiatore, regista e pittore lui stesso nonché finissimo critico d’arte.

Non a caso era stato allievo di Roberto Longhi, celebre studioso e docente d’arte del Novecento, all’Università di Bologna. Da quel momento, per Pasolini il rapporto con l’arte si configura come studio e riferimento costante. Soprattutto il suo cinema è ricco di citazioni artistiche.

Nel cinema mette insieme la poesia, la letteratura e la cultura visiva. Per lui è la sintesi ultima di questi linguaggi perché che sfocia in un linguaggio più diretto e più democratico, vale a dire più accessibile a tutti.

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UN POETA PER IMMAGINI

Pier Paolo Pasolini era nato il 5 marzo 1922 a Bologna e, in anticipo sul centenario della sua nascita, la Fondazione Magnani-Rocca ha realizzato la mostra focus dal titolo Pier Paolo Pasolini. Fotogrammi di pittura, visitabile fino al 12 dicembre 2021 nella splendida Villa di Mamiano di Traversetolo, Parma.

Costume-per-donna-di-Bath-nel-film-I-racconti-di-Canterbury-©-Sandro-Lucentini

La mostra gode del patrocinio e della collaborazione del Centro Studi Pier Paolo Pasolini di Casarsa della Delizia (PN) e del Centro Studi – Archivio Pier Paolo Pasolini presso la Fondazione Cineteca di Bologna.

L’ esposizione vuole evidenziare la propensione del poeta-regista al dialogo fra letteratura, cinema e arti figurative. Uno degli argomenti chiave è il particolare rilievo dato ai riferimenti artistici ed estetici nei film di Pasolini. Nelle intenzioni dei curatori Stefano Roffi e Mauro Carrera:

Il progetto della mostra trae origine dal fatto che Pasolini, pittore egli stesso per tutta la vita, indicava sempre i modelli pittorici come riferimenti per il proprio linguaggio cinematografico, più per stile che per iconografia.Spesso costruiva le inquadrature come scene dipinte, senza tuttavia farne citazioni semplicemente estetiche ma esprimendo efficacemente contenuti molto complessi, resi così universalmente comprensibili.

Pasolini immaginava l‘inquadratura come un dipinto e ciò spiega la sua preferenza per il campo fisso: “come se io in un quadro – dove, appunto, le figure non possono essere che ferme – girassi lo sguardo per vedere meglio i particolari”. Pertanto la pittura risulta un mezzo congeniale per un linguaggio filmico di impronta “astorica”.

Per Pasolini avere il controllo delle riprese era fondamentale. Gli espedienti tecnici che lui usa per esprimere lacitazione artistica sono: la messa in posa, i lunghi primi piani, che sottolineano la ieraticità dei volti di attori presi il più delle volte dalla strada e la ricostruzione di veri e propri tableaux vivants.

Locandine-originali_©Sandro-Lucentini

TRA COSTUMI, FOTOGRAFIE E LOCANDINE ORIGINALI

Il percorso espositivo si suddivide in due ambienti in cui sono dislocati anche alcuni dei sontuosi costumi realizzati per i film, prestati dallo CSAC di Parma, e indossati da celebri attrici, come Silvana Mangano o Laura Betti.

Spiccano in bianco e nero le rare fotografie scattate a Pasolini da tanti fotografi diversi. Il regista vi compare da solo, con la mamma Susanna, al lavoro o in compagnia di famose personalità della cultura e dello spettacolo. Pasolini come pochi altri è stato uno dei personaggi più fotografati nella sua epoca da tutti i grandi fotografi italiani. La cosa singolare da notare in queste foto è che il carattere e l’ingombrante figura di Pasolini sono sempre predominanti sullo sguardo del fotografo. L’ immagine del suo volto è oramai diventata iconica.

Si susseguono in file ordinate le locandine originali delle sue opere cinematografiche, al tempo spesso considerate scandalose e quasi sempre vietate ai minori di 18 anni. Accanto, la galleria fotografica accostaalcuni dei fotogrammi tratti dai suoi film alle corrispondenti opere d’arte, che lui ebbe come riferimento.

FOTOGRAMMI DI PITTURA

Ad esempio, ne Il Decameron del 1971, è evidente il debito del regista verso Giotto e Velázquez. In una scena del film Pasolini, che interpreta un allievo di Giotto, per la propria immagine si ispira a quella del protagonista di La fucina di Vulcano (1630) di Diego Velasquez. All’ allievo appare in sogno una visione del Giudizio universale in cui però la Madonna prende il posto del Cristo giudice nella mandorla iridata. Il regista trova il modello della rappresentazione del Giudizio nel complesso affresco omonimo di Giotto della Cappella degli Scrovegni a Padova.

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Giudizio Universale-Cappella degli Scrovegni – Giotto-1306

Nell’ultima sua pellicola, la scandalosa quanto lucidissima e profetica Salò o le 120 giornate di Sodoma(1975), il regista sceglie nelle scene di interni riproduzioni di Fernand Léger e decorazioni murali futuriste come sfondo alle torture fisiche e psicologiche che i potenti infliggono ai giovani schiavizzati.

Ma la grande arte è presente nella concezione estetica di tutti i lavori cinematografici di Pasolini. E’ soprattuttonel primo film Accattone (1961) che emerge l’influenza di Roberto Longhi e delle sue lezioni sul Romanico, su Masaccio e su Caravaggio. Mentre nel secondo film Mamma Roma (1962), per la figura del protagonista riprende sia dal quadro di Caravaggio Giovane con canestra di frutta (1593-94) che dal Cristo morto (1483) di Andrea Mantegna.

Nell’episodio La ricotta, tratto da RoGoPaG (1963), il cui titolo è l’ acronimo dei cognomi dei quattro autori(Rossellini, Godard, Pasolini e Gregoretti), il regista impersonato da Orson Welles dirige un film sulla Passione di Cristo. Allo scopo ricostruisce a tableau vivant due opere di manieristi toscani: la monumentale Deposizione di Cristo di Rosso Fiorentino (1521) e l’altrettanto maestosa pala, di simile soggetto, del Pontormo (1526-1528).

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Un ampio ventaglio di richiami artistici si rinviene anche ne Il Vangelo secondo Matteo (1964) e in Teorema(1968). Il primo film si nutre della grande tradizione pittorica italiana, in particolare di Piero della Francesca ealtri artisti. Nel secondo, la scelta di Francis Bacon non è casuale per la presenza di soggetti religiosi – eterni e incorruttibili – qui deformati e privati della loro sacralità.

Il merito di questa mostra è quello di spalancare una finestra sulla poetica filmica pasoliniana. Per approfondirne i temi allora niente di meglio che sfogliare il catalogo edito da Silvana Editoriale. Presenta saggi esaurenti di Roberto Chiesi, Mauro Carrera e Stefano Roffi dedicati alla figura di Pasolini regista cinematografico, alla sua ispirazione alla grande arte, al mito e all’iconicità della sua persona. Ma Pier Paolo Pasolini rimane sempre un grande mistero da continuare a studiare e ad indagare.

BIO Pop di Anna Amendolagine

ANNA-AMENDOLAGINE  – © Sandro Lucentini

Curatore indipendente, critico e giornalista vive e lavora tra Roma e Rimini. Ama stare a contatto con la natura, andare in bicicletta e portare il cane a spasso. Colore preferito il verde. La sua squadra del cuore è quella che gioca col cuore. Pratica estensivamente sia lo Yoga che la Dolce Vita.

La sua attività curatoriale comprende l’ideazione e la realizzazione di mostre, testi e cataloghi d’arte, rassegne ed eventi culturali in collaborazione con Istituzioni pubbliche e private sia in Italia che all’estero. La sua è una dieta a base di pittura, scultura, fotografia, video, istallazioni, performance. Va matta per la street-art.

Membro della giuria o del Comitato Scientifico in diversi concorsi artistici.

Giornalista pubblicista e Addetto ufficio stampa ha pubblicato numerosi articoli di arte e cultura su riviste cartacee e online.

Tifa per l’Europa e ha ricoperto il ruolo di Coordinatore Tecnico Europeo per due importanti progetti culturali dell’Unione Europea : PETRA e LEONARDO.