Ötzil’uomo venuto dal ghiaccio – Museo archeologico dell’Alto Adige 

C’è un campo di studi per cui il progressivo ritiro dei ghiacciai e scioglimento dei ghiacci di alta montagna ha un lato positivo, cioè permette di fare nuove scoperte: è la cosiddetta archeologia dei ghiacciai, dedicata ai resti di civiltà del passato conservati da ghiacci e nevi.

Ghiacciaio-del-Similaun-©-Museo-Archeologico-dell’Alto-Adige-Dario-Frasson_000_6074

È un ambito di ricerca abbastanza nuovo che si è sviluppato dopo il 1991, quando avvenne lo straordinario ritrovamento del corpo mummificato di un uomo vissuto più di 5.300 anni fa nel ghiacciaio della Val Senales, al confine tra Italia e Austria: quello poi diventato noto come Ötzila mummia più antica del mondo, di età preistorica.

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E’ stata una scoperta importantissima per le informazioni sull’eta del Rame.

La mummia è divenuta celebre in tutto il mondo grazie alle straordinarie condizioni di conservazione in cui si è mantenuta, per una serie di circostanze fortuite, sotto i ghiacci della montagna. Ötzi, è stato studiato, e datato, anche grazie a metodi derivati dalla fisica e dall’astrofisica nucleare (oltre che attraverso analisi archeologiche, antropologiche e mediche), e ad avanzati sistemi come l’analisi del radiocarbonio, o carbonio 14, prodotto dall’interazione dei raggi cosmici nell’alta atmosfera.

A più di 20 anni dal ritrovamento, il mistero di Ötzi non è ancora stato del tutto svelato, mentre le ricerche continuano a fornire indizi che suggeriscono le ipotesi più svariate sulle circostanze della sua morte. Il rinvenimento di una punta di freccia conficcata nella spalla fa sospettare che l’uomo sia stato ucciso, anche se non vi sono prove certe a supporto di questa teoria. Con l’aiuto di nuove analisi, presto sarà probabilmente possibile arrivare alla verità.

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Il luogo del ritrovamento: tra il rifugio Similaun e il Giogo di Tisa.

19 settembre 1991: mentre sono in cammino tra il Giogo di Tisa e il rifugio Similaun, due escursionisti tedeschi decidono di prendere una scorciatoia e si allontanano dal sentiero; lungo il percorso intravedono una massa di colore scuro nel ghiaccio, che inizialmente scambiano per dei rifiuti. Ma ad uno sguardo più attento, si rendono conto di trovarsi di fronte ad un cadavere. Dopo aver documentato il ritrovamento con alcune fotografie, rientrano a valle. In quel momento non potevano certo immaginare di aver appena scoperto la mummia più antica del mondo.

Nei quattro giorni seguenti, il corpo viene estratto dal ghiaccio e portato ad Innsbruck. Ma dove è avvenuto esattamente il ritrovamento? A seguito di approfondite indagini e ricostruzioni si è stabilito che al momento della scoperta Ötzi si trovava in territorio altoatesino. Ad Innsbruck, il corpo viene sottoposto a vari test ed analisi, per poi essere trasferito definitivamente in Alto Adige.

Esaminazione–©-Museo-Archeologico-dell’Alto-Adige-EURAC-Samadelli-Staschitz_museo_3

Grazie alle ricerche effettuate in un momento successivo è stato possibile fare alcune supposizioni sulla vita di Ötzi. Si è così scoperto che al momento del decesso l’individuo doveva avere circa 46 anni, un dato acquisito attraverso l’esame della struttura dell’apparato scheletrico. Era alto circa 1,60 m e pesava 50 chili. Fino ad ora, gli studiosi non sono riusciti ad individuare con certezza la causa delle numerose ferite rinvenute sul cadavere: non è quindi chiaro se l’uomo si sia ferito cadendo dopo essere stato colpito dalla freccia, o se l’aggressore abbia infierito più volte su di lui, rivoltando il corpo con violenza.

Ötzi ha trovato una nuova casa a Bolzano, e più precisamente nel Museo Archeologico della città. La mummia è conservata in una speciale cella di refrigerazione ad una temperatura mantenuta costantemente sotto lo zero per evitarne lo scongelamento.

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I visitatori possono osservarla e ammirarla attraverso una finestra di vetro.

Il Museo Archeologico di Bolzano dedica ad Ötzi una mostra permanente, che fornisce informazioni sul suo stile di vita, sulle circostanze della morte e sugli aspetti legati al recupero del corpo.

L’edificio-del-Museo-Archeologico-dell’Alto-Adige-©-Museo-Archeologico-dell’Alto-Adige-foto-dpi.com_museo_1