di Alfredo Baldi

Augusto_Genina_Regista

Alla fine del 2008 l’Associazione Culturale Il Crogiuolo e l’Associazione Culturale Augusto Genina vollero onorare la memoria dell’illustre regista Augusto Genina, deceduto 50 anni prima, organizzando una retrospettiva dei suoi film più importanti. Genina (1892-1957) è stato tra i più noti e validi registi italiani, sia del cinema muto – ha diretto un centinaio di film interpretati dai maggiori divi e dive dell’epoca – sia del cinema sonoro, fino alla metà degli anni Cinquanta.

Nell’immediato dopoguerra Genina però subisce l’ostracismo dell’ambiente del cinema a causa dei suoi pretesi trascorsi fascisti, individuati soprattutto nel film, L’assedio dell’Alcazar” (1940) che rievoca, dalla parte dei franchisti, un famoso episodio della guerra civile spagnola

Genina tuttavia, dopo aver scontato un lungo purgatorio, riesce a realizzare nel 1949 un film, commissionato da produttori legati al Vaticano, proiettato alla Mostra del Cinema di Venezia, Cielo sulla palude”, storia tragica della giovanissima Maria Goretti. A Venezia il film viene premiato come miglior film italiano e Genina ottiene il premio come miglior regista, dimostrando così il suo immutato valore. Cielo sulla palude” – che oggi ha più di settant’anni – è a tutti gli effetti un film “neorealista” e non dimostra affatto la sua età, a differenza di altri titoli coevi appartenenti alla medesima poetica neorealista, anche più famosi e citati.

IL CIELO SULLA PALUDE_MANIFESTOTanto più apprezzabile è il risultato del lavoro di Genina se si considera che il film doveva rispondere a molteplici e impegnative istanze di carattere religioso: doveva essere un film per famiglie per l’imminente anno giubilare 1950; doveva preconizzare la canonizzazione di Maria Goretti, avvenuta infatti il 24 giugno 1950; doveva infine anticipare – esaltando il sacrificio fino alla morte, pur di mantenersi pura, della giovane Maria – il dogma dell’Assunzione al cielo di Maria Vergine, proclamato da Pio XII l’1 novembre 1950.

Per arricchire la retrospettiva su Genina – svoltasi nell’ottobre 2009 – le Associazioni organizzatrici, entrambe presiedute da Patrizia Sileoni, pronipote del regista da parte paterna, decisero di produrre un breve video su “Cielo sulla palude”, avvalendosi dei ricordi ancora vivi del Maestro della fotografia Giuseppe Rotunno. Rotunno è stato collaboratore, come operatore alla macchina, del famoso direttore della fotografia Aldo R. Graziati, noto nell’ambiente del cinema come Aldó, il quale a sua volta è stato il magnifico direttore della fotografia di “Cielo sulla palude”. Il video, della durata di 7′, è stato proiettato prima di ciascuno dei cinque film, tra i più noti di Genina, nei quali si è articolata la retrospettiva. L’intervista è stata ideata e condotta da Alfredo Baldi, già direttore della Scuola di cinema del Centro Sperimentale di Cinematografia e amico di lunga data del Maestro Rotunno, nel luglio 2009 presso la Sede di Roma del CSC.

Giuseppe-Rotunno

Augusto Genina, il regista che aspetta le nuvole

Intervista al Maestro della Fotografia Giuseppe Rotunno

di Alfredo Baldi

[Alfredo Baldi: B.; Giuseppe Rotunno: R.]

B.: Tu vieni qui al Centro….
R.: La mattina presto, lo so; mi serve stare un’ora da solo, perché quando arrivano i ragazzi non si capisce più niente.

B.: Raccontaci qualcosa su…

R.: Chissà quanti fatterelli sono successi che non si ricordano più…

B.: Sono passati quasi sessanta anni…

R.: E sì, Tre storie proibite è del 1952; quando l’ho visto per la prima volta [Augusto Genina; n.d.a.] era nel 1940, ero appena entrato a Cinecittà. Dovetti lasciare la scuola e trovai un lavoro presso il laboratorio fotografico di Arturo Bragaglia come ragazzo di bottega e come ragazzo di bottega pulivo lo studio, l’ufficio, eccetera. Poi ho cominciato a frequentare la camera oscura, asciugavo le copie… un giorno che stavo in camera oscura vidi apparire nel buio la faccia di Alida Valli; era una fotografia che aveva fatto chissà chi; Bragaglia aveva un ufficio stampa, per cui le foto le dava alla stampa… e rimasi affascinato, sia dalla bellezza sua, sia dalla bellezza del mezzo, questa apparizione dal buio straordinariamente bella per me. Ecco, sono entrato nel cinema con una grande passione che ancora mi dura.

R.: Ho conosciuto Genina, prima di poterci lavorare, attraverso Aldó [Aldo Graziati; n.d.a.] che mi raccontava le battaglie che avevano fatto durante le riprese di Cielo sulla palude: battaglie con le zanzare, battaglie con il tempo, battaglie con le nuvole. Mi diceva che quando cominciavano una sequenza con le nuvole, poi Genina ripiazzava la macchina da presa dove lui credeva che dovesse essere messa per la continuità della scena che stava completando e aspettava che arrivassero le nuvole… hanno aspettato anche qualche giorno. Me lo raccontava Aldó perché era una cosa rarissima, anche allora; oggi sarebbe impossibile.

B.: Genina come lo hai conosciuto? Ancora prima, vero?

R.: Sì, l’avevo intravisto mentre girava L’assedio dell’Alcazar, nel 1940. Stava fuori le mura del Teatro 5 di Cinecittà, aveva una grande scena di battaglia, c’era una grande costruzione, una specie di fortezza, una cosa del genere. È ormai molto lontano nel tempo, per me era tutto fantastico… erano i primi giorni, le prime settimane che ero entrato a Cinecittà. E poi invece abbiamo fatto insieme, con Aldó e Genina, Tre storie proibite. Dunque, Genina era uso guardare in macchina qualche volta, quando poteva… siccome si vedeva attraverso la pellicola, lui vedeva poco, sia la recitazione, sia la fotografia, per cui Aldó era preoccupato per sé, ma alla fine era sconveniente anche per il suo lavoro… l’unica vista della ripresa era attraverso la pellicola, a quei tempi. Allora chiarii questa cosa con Genina, perché Aldó fremeva, mi diceva “Parlaci, parlaci”. Allora ci ho parlato prima di cominciare le riprese e gli ho detto “Guardi Genina, io sono qui per fare l’operatore di macchina; se lei mi usa io resto, se lei non mi usa io me ne vado subito.” “Ah sì, sì, non ti preoccupare.” Cominciò a provare, prova e riprova, poi a un certo momento dice “Motore!” senza scendere dal carrello dove era il mio posto. Allora gli batto sulla spalla e gli dico: “Guardi Genina, sto ancora qua io; me ne devo andare?” Intanto lo tiravo per la giacca. Alla fine mi ha guardato e mi ha concesso di stare in macchina, con la gioia di Aldó naturalmente, perché il lavoro in macchina è un po’ a cavallo tra i due lavori: lavora per la regia, ma lavora soprattutto per la fotografia. Poi siamo diventati molto amici, finito il film lo accompagnavo al montaggio; lo andavo a prendere a casa, con la mia macchinina e andavo al montaggio con lui per imparare il montaggio. Ed era un montatore straordinario, io non lo sapevo ma era proprio bravo. Quando lavorava in un film lo andavo a salutare, insomma siamo rimasti molto amici. Ci si fermava a mangiare insieme, ma pagavo sempre io; lui da gran signore non pagava, mentre io contavo i centesimi…

Realizzato da Federico Lozzi e Anita Rizzi, con la consulenza di Alfredo Baldi

Giuseppe Rotunno

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Alfredo Baldi

ALFREDO-BALDI

Nato a Roma, ha lavorato dal 1968 al 2007 al Centro Sperimentale di Cinematografia dove è stato dirigente di più settori, tra cui la Scuola Nazionale di Cinema e la Cineteca Nazionale. Studioso di storia e di tecnica del cinema, collaboratore di trasmissioni della RAI, organizzatore di produzioni culturali cinematografiche, è stato docente di “Linguaggio cinematografico” all’Università Sapienza di Roma. Ha pubblicato su riviste specializzate più di cento articoli e saggi, soprattutto sul cinema italiano, ed è autore o curatore di una quindicina di volumi. Sulla censura cinematografica in Italia, che studia fin dagli anni Settanta, ha pubblicato due libri, nel 1994 e nel 2002. Nel 2013 è uscito il suo saggio Le nove vite di Valentina Cortese, dedicato alla grande diva. Nel 2018 e nel 2019 ha pubblicato due libri, dedicati alla storia del Centro Sperimentale di Cinematografia e ai 70 anni della Cineteca Nazionale.

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