di Davide Bagnaresi

« Che cosa è la casa?

Io non ho mai cercato casa, mi ci sono sempre trovato,

un po’ turista, un po’ provvisorio.

Non ho proprio il senso della casa.

Mi manca, non ho il senso del possesso.

Non mi affeziono agli oggetti.

Mi basta una camera comoda e silenziosa »

Federico Fellini

Federico Fellini – è noto – nasce la sera del 20 gennaio 1920 a Rimini, in viale Dardanelli. Il civico dell’epoca è il numero 10, l’attuale 60.

L’abitazione si trova, per usare un termine locale, «al di là della ferrovia», nella parte marina della città a pochi passi dal porto e dal Grand Hotel. Non appartiene alla famiglia. Urbano Fellini e Ida Barbiani vi si sono trasferiti da pochi mesi, prendendo in affitto con tutta probabilità una sola stanza. Benché si trovi vicino al mare l’abitazione è alquanto modesta. È un fabbricato di tre piani e otto vani di recentissima costruzione che rientra all’interno di un progetto di case popolari costruite per venire incontro alle esigenze dei ferrovieri. Dista infatti poche centinaia di metri dalla stazione dei treni e ancor meno dalla Chiesa di San Nicolò al Porto, all’interno dalla quale il 25 gennaio Federico Domenico Marcello viene battezzato. La documentazione del sacramento potrebbe confondersi tra tante altre uguali una di fila all’altra, ma se la si osserva attentamente si può rinvenire un particolare che testimonia il difficile momento della famiglia Fellini. Il riferimento è alla madrina del piccolo Federico, Clara Canuti. Clara Canuti non è né una parente né tantomeno un’amica di famiglia. È la quattordicenne proprietaria della casa di viale Dardanelli 10. La sua scelta denota un periodo di difficoltà della famiglia. Urbano e Ida sono infatti una coppia letteralmente in fuga. Si erano conosciuti a Roma, finita la Grande Guerra. Sono dirimpettai, si osservano dalla finestra, si piacciono, si innamorano.

La loro storia è però contrastata dal padre di lei, Riccardo Barbiani, che non accetta la relazione. Urbano è infatti un garzone, originario delle campagne romagnole; Ida proviene da una famiglia di industriali che hanno creato un vero e proprio impero nel commercio delle uova. Nonostante i divieti i due decidono di proseguire la loro relazione. Fuggono a Gambettola, dove si sposano e abitano sino a pochi mesi prima della nascita di Federico.

Tornando all’abitazione di viale Dardanelli è bene precisare che questa sarà un «rifugio» solo temporaneo. Pochi mesi dopo la nascita di Federico la famiglia si trasferisce infatti per qualche mese a Roma. La speranza è quella di riappacificarsi con il ramo romano, garante di una vita più serena. Il tentativo, tuttavia, si rivela fallimentare. Riccardo Barbiani non arretra nella sua decisione (diserederà in seguito la figlia), costringendo i coniugi a tornare a Rimini. Inizia così una nuova vita, ma non in viale Dardanelli. I Fellini prendono in affitto una seconda casa, lungo il corso centrale cittadino, all’interno di un edificio nobiliare seicentesco conosciuto con il nome di Palazzo Ripa.

Palazzo Ripa

Vi rimarranno dal 1921 sino al marzo 1926.

Qui il 21 febbraio 1921 viene alla luce Riccardo e Urbano fissa la sede legale della sua nuova attività: quella di rappresentante di generi alimentari.

La casa è anche quella delle prime «memorie bambine» di Federico che, preziose, ci permettono di ricostruire i suoi interni. Si entra nel palazzo attraverso un’arcata (ancora presente) che porta a una corte interna. Qui Federico e Riccardo passano i loro pomeriggi a giocare e a sbucciarsi le ginocchia, ascoltando – racconterà il regista in età matura – la domestica del padrone di casa canticchiare in attesa dell’urlo della madre («Bambini è pronto!»). La casa, ben arredata, ha per i figli un luogo inaccessibile: il salotto buono, ornato da quadri, ricco di bicchieri e liquori.

Via Gambalunga e il Politeama

Dall’aprile 1926 la famiglia Fellini si trasferisce in un terzo appartamento, vicino alla stazione. La casa di via Gambalunga 48 ha un giardinetto, un fico e un’altalena, ma è ricordata soprattutto per essere quella della «folgorazione» di Federico. Ma cosa significa folgorazione? A confidarlo sarà in età adulta lo stesso regista. L’ingresso dell’abitazione si trova accanto a un imponente teatro, oggi scomparso, dall’evocativo nome di Politeama (polis/molti, teama/spettacoli). Trattasi di un teatro popolare in cui a basso costo è possibile assistere a commedie, spettacoli di prosa, operette, melodrammi e proiezioni cinematografiche. Nel triennio 1926-1928 in cui la famiglia gli si trasferisce accanto, il Politeama si caratterizza per ospitare spettacoli per bambini. Nei giorni del loro trasloco, per esempio, si esibisce un piccolo circo. Ma non solo. Altri celebri rappresentazioni per gli adolescenti seguono nei mesi a venire: Marbis con i suoi fantocci meccanici e – su tutti – Yambo, pseudonimo di Enrico de’ Conti Novelli da Bertinoro, il creatore di un universo di personaggi per l’infanzia (è oggi ricordato soprattutto per il monello Ciuffettino e per il suo speciale teatro di burattini). Impossibile stabilire se il piccolo Federico abbia o meno visto lo spettacolo di Marbis, di Yambo o altri simili, ma una cosa è certa: quel teatro lo conosce bene. Racconterà di esserci entrato più volte col padre e il fratello, nonché furtivamente durante le prove di un Grand Guignol. Il Politeama lo ha anche raccontato in uno dei suoi film, dal momento che un luogo con lo stesso nome ospita la festa in maschera ne I Vitelloni.

Via Clementini

Della quarta casa, in via Clementini (marzo 1929 / aprile 1931), si hanno poche informazioni, ma una è davvero importante: al suo interno il 7 ottobre 1929 nasce Maddalena, la terzogenita, quella che Federico chiama amorevolmente «Bagolo» e che mostra gelosamente ancora in fasce ai suoi amici.

via Dante 9

La casa numero cinque non è distante. Nel 1931 i Fellini si trasferiscono a una manciata di metri, in via Dante numero 9 sopra la Ferramenta Dolci.Il signor Agostino Dolci è il papà di Luigino, compagno di scuola di Federico

È la casa, tra quelle in affitto, in cui rimarranno per più tempo (fino al 1945). Tra quelle mura domestiche i ragazzi crescono. Federico inizia a frequentare il Liceo Classico Giulio Cesare, Riccardo la scuola per ragionieri e Maddalena l’Istituto elementare delle suore di Maria Bambina.

Anche questa casa, come tutte le precedenti, si trova nei pressi della stazione ferroviaria: luogo strategico per le trasferte di lavoro di Urbano che nel frattempo, muovendosi in treno tra Emilia e Marche, è diventato il «re dei commercianti riminesi». La casa di via Dante è anche quella del primo amore di Federico Fellini. Lei si chiama Wanda Bianca Soriani, ma è da lui soprannominata Pallina. Federico ha 16 anni; Bianca 14. È un amore ingenuo ma forte, come lo sono quelli adolescenziali. Anche loro sono dirimpettai e anche la loro storia è contrastata dalle famiglie. Nonostante ciò la relazione durerà sino al 1941. A porre fine al loro amore sarà la distanza. I due, nel tempo, iniziano a vivere in città separate. Lei, nativa di Pescara, nel 1939 si trasferisce a Milano con la famiglia; lui – è storia – nel gennaio dello stesso anno è partito per Roma con madre e sorella.La famiglia Fellini per la prima volta si è infatti separata. A Rimini rimangono Urbano (troppo impegnato nei suoi commerci per lasciare la città) e Riccardo che deve terminare gli studi (e magari proseguire il lavoro paterno).

Nella Capitale Ida, Federico e la piccola Maddalenina trovano dimora in via Albalonga n. 13, non distante da piazza Re di Roma. L’abitazione segna fortemente il rapporto di Federico con la città, tanto da tratteggiarla attraverso una precisa ricostruzione in Roma. Il ricordo del primo impatto con quella casa e della scoperta del carattere romano comparirà qualche decennio dopo con queste parole su L’Espresso:

«In un pomeriggio di ottobre 1938 arrivai alla stazione, salii su una carrozzella e andai in via Albalonga, rione San Giovanni. La prima cosa che mi capitò, scendendo dalla carrozza davanti al numero 13 in cerca dell’affittacamere, fu di prendere uno sputo in testa da tre ragazzini che non si sono neppure ritirati dalla finestra. Fu la scoperta del romano, l’antico suddito papalino che vive in una città improbabile cresciutagli attorno a tradimento, uno che non si fida di dire la verità perché ‹non si sa mai›, pauroso per timori atavici, un uomo dalle prospettive molto ravvicinate, attorniato da storia e monumenti ma rapportato soltanto alle consuetudini quotidiane e alla tribù familiare, mamma sorelle, nonni nipoti zia. Via Albalonga di nome si trasformava in un enorme ristorante all’aperto con il tram che passava scampanellando in mezzo ai tavoli traboccanti di mamme e di nonne, di urla e di esclamazioni, di occhi di vitella e di patate, di code alla vaccinara. Tutti distrattamente soddisfatti. Privo di senso del peccato perché già confessato e assolto per ‹diritto di cittadinanza›, è difficile concepire il romano sfiorato dai rimorsi. Uno spirito ‹gommoso› che non litiga con le istituzioni, non fa drammi sulla cultura, né giudica il prossimo che ritiene sempre peggiore di quello che è»

Gli anni della guerra vedono non pochi stravolgimenti.

Riccardo decide di seguire Federico a Roma, mentre nel 1941 termina l’esperienza romana per la mamma e la sorella di Federico, che hanno vissuto in Via Albalonga.

Sul versante riminese la storia della famiglia è caratterizzata dal drammatico passaggio del fronte. Dal 1° novembre 1943 per lunghi mesi Rimini diviene la triste protagonista dei raid aerei alleati. 365 in totale. I primi colpiranno i luoghi sensibili (ponti, industrie), i successivi il resto della città. Si conteranno centinaia di morti e un 80% di edifici rasi al suolo. A farne le spese sono – tra gli altri – la casa di viale Dardanelli 10, quella accanto al Politeama e tanti altri luoghi cari alla famiglia. La devastazione della città e il concreto rischio di morire sotto le macerie costringe Ida, Urbano e Maddalena a sfollare prima a Coriano, un paese nell’entroterra, e poi nella Repubblica di San Marino, dove nel 1944 sono ospitati dalla famiglia Morri. La casa si trova a pochi metri dalle storiche mura medioevali.

Passato il fronte i Fellini ritornano a Rimini, ma si vedono costretti ad affittare un nuovo appartamento dal momento che la casa di via Dante – causa bombardamenti – è inagibile. Dal 1946 al 1951 abitano la loro prima (e unica) casa fuori dal centro storico. Trovano infatti un appartamento in via Tripoli n. 88: una strada molto conosciuta dai riminesi perché anello di congiunzione tra l’Arco romano (antica porta del paese e termine della via Flaminia) e il mare. Sarà la sesta e ultima in affitto.

Dopo tanti anni di lavoro e sacrificio Urbano riesce infatti a costruisce la sua casa. Finita la guerra aveva infatti acquistato un lotto in via Oberdan, proprio di fronte alle precedenti abitazioni di via Clementini e via Dante. Il lotto, al momento del rogito, è costituito dalle sole macerie che il passaggio del fronte ha lasciato. Lentamente l’edificio prenderà forma per essere ultimato sul finire del 1951.

Finalmente, dopo tanto «pellegrinare», i Fellini hanno la loro abitazione di proprietà: casa che ben presto diviene un punto di riferimento in città.

Al suo interno vi ha abitato con i genitori Maddalena sino al matrimonio con il dott. Giorgio Fabbri nel 1953, quando aveva 24 anni.

Le camere da letto dei 2 fratelli Fellini, ospitano nel corso degli anni: Federico e Giulietta, Riccardo Fellini e sua figlia Rita, Paola e Riccardo Manisco. nipoti di Alfredo Barbiani fratello di Ida.

Nel 1956 dopo la morte di Urbano Fellini, Maddalena e suo marito Giorgio Fabbri decidono di trasferirsi da Piazza Tre Martiri, in via Oberdan per stare accanto alla mamma Ida. Nel 1965 nascerà Francesca, figlia di Maddalena e Giorgio. Quella di Via Oberdan è quindi la Casa della Memoria della Famiglia Fellini. La casa è ancora di proprietà della Famiglia.

Bio Davide Bagnaresi

Nasco a Rimini il 5 agosto 1977. Sono indeciso, fifone e introverso, ma a volte anche un po’ bugiardo. Nella realtà mi occupo di storie che non troveranno mai spazio nei manuale scolastici; nella fantasia anche. Di cinema non capisco molto, ma ho una certezza. Il mio film preferito era Amarcord (di cui conosco tutte le battute a memoria). Poi qualche anno fa ho rivisto La strada, e ora sono indeciso anche su questo…