di Paolo Turati

La messa in asta con stima fino a mezzo milione di Euro da Dorotheum Vienna per l’importante Sessione di Arte Moderna di Giungo 2021 di un capolavoro ( 41x66cm del 1927, nell’immagine qui sotto) di Alfons Walde ( Alfons Walde * – Moderne 2021/06/22 – Stima: EUR 320.000 a EUR 500.000 – Dorotheum ) ci consegna l’occasione per fare qualche considerazione su questo immaginifico Maestro della figurazione che, dal suo osservatorio privilegiato di Kitzbuehel, aveva conosciuto la neve nei sui aspetti più intimi e aveva imparato a ricrearla con quelle vibrazioni autentiche che solo la Natura sa generare.

ALFONS-WALDE

Raramente ho ammirato un pittore figurativo moderno ( è morto proprio nel mio anno di nascita, nel 1958) tanto quanto ho Walde. Sarà per il mio passato agonistico nello Sci alpino e delle memorie meravigliose che, quando gareggiavo sulle piste anche di quegli ameni toponimi austriaci e frequentavo le genti che li abitano ( in questi perfettamente integrati come dimostra il quadro di cui all’immagine più sotto, venduto sempre da Dorotheum nel recente passato già a oltre 350 mila Euro) , da Kitzbuehel, a Bad Gastein, quel periodo mi ha lasciato, non di meno è evidente che il Maestro aveva una capacità di decodifica dei messaggi che il Mondo ci suggerisce, solo ad osservarli con un po’ di attenzione, con le sue bellezze straordinarie.

ALFONS-WALDE

Pittore e Architetto, nato nel 1891 a Oberndorf, nella sua amata Tyrolia, combatté in alta montagna durante la Grande Guerra e poi si stabilì a Kitzbuehel, dove la sua attività non disdegnò la creazione di poster turistici che contribuirono fina da allora ad elevare la fama di quella località divenuta storica per essere sede della più difficile pista Discesa libera di Coppa del Mondi di sci alpino, la mitica Streif.

“Economia dell’Arte Globale”

di Paolo Turati

Paolo Turati

L’utile ed il dilettevole: è un miraggio quello di poterli incontrare contemporaneamente sulla propria strada? Nel caso non sia illusorio contarci, in quali contesti si può immaginare che questa propizia combinazione possa dare i propri sostanziosi ed al tempo stesso piacevoli frutti? A ben pensarci ci sono in effetti verosimilmente varie possibilità “ambientali” con questa connotazione, dove il denominatore comune è che però c’è sempre un prezzo da pagare per entrare (e per restare). Il mercato dell’arte globale è probabilmente uno di quelli. È tanto abbacinante e virtualmente vantaggioso in termini economici quanto al tempo stesso opaco e potenzialmente rischioso: un posto dove spesso non si riconosce se qualcosa costa perché vale e vale perché costa e in cui, pur in presenza di fin troppi dispositivi di controllo, non esiste una regolamentazione che perequi i vantaggi e gli svantaggi derivanti da posizioni più o meno privilegiate. In questo ambiente (al pari di altri simili, come Borse Valori) da sempre si cimentano le menti più brillanti del Globo, quelle in grado di elaborare iniziative che solo l’essere umano più ingegnoso (pronto a trasformarsi in pericoloso se l’etica diventa un optional) può concepire. L’autore, Docente di Wealth Management alla Saa-School of Management dell’Università di Torino nonché saggista e giornalista, profondo conoscitore da decenni dell’Art Market internazionale, cerca con questo saggio di dissezionare in modo tecnico quasi più confacente ad un “Coroner” che ad un Economista quel “Corpus-Circus” da sessanta miliardi annui di fatturato in cui lavorano tre milioni di persone in trecentomila imprese nel Mondo, composto di decine di organi, apparati e sistemi che coesistono e operano in modo spesso ordinato ma non raramente anche in forma, magari solo apparentemente, caotica, al fine di fornire al lettore alcuni “fondamentali” indispensabili per potervi effettuare, qualora lo desideri, investimenti il più possibile consapevoli.

Un’interessante intervista di Vittorio Spampinato al Prof. Paolo Turati sul suo libro “Economia dell’Arte Globale”

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