di Roberto Chiesi 

Una delle idee più belle di “Oppenheimer” (2023) di Christopher Nolan – basato sulla biografia “American Prometheus : The Triumph and Tragedy of J. Robert Oppenheimer” di Kai Bird e Martin J. Sherwin – consiste nel montare in modo alternato le sessioni iniziali dell’inchiesta (ma in effetti processo vero e proprio) sul suo conto tenutasi nel 1954, in pieno maccartismo, con le vicende che precedono e poi coincidono con l’attuazione del progetto Manhattan, da cui usciranno le atomiche che verranno sganciate su Hiroshima Nagasaki.

OPPENHEIMER di Christopher Nolan – libro e bomba

In questo modo, il ruolo che Robert Oppenheimer, interpretato da Cillian Murphy, ha svolto nella storia del mondo viene subito messo in prospettiva da un teatro di implacabile perlustrazione della sua esistenza pubblica e privata, e in particolare la sua relazione sentimentale con una donna legata al comunismo, Katherine “Kitty” Oppenheimer interpretata da Emily Blunt, e le sue stesse simpatie per il comunismo.

OPPENHEIMER di Christopher Nolan – Emily Blunt e Cillian Murphy

Ma il volto terreo di Oppenheimer che vive in diretta quella dissezione del suo privato e l’analisi spietata di ogni manipolazione, menzogna, accordo, dichiarazione, azione compiuta, reca soprattutto il segno del senso di colpa. Il senso di colpa per essere diventato, volontariamente, “Morte, il distruttore di mondi”.

OPPENHEIMER di Christopher Nolan -Cillian Murphy

L’ascesa di Oppenheimer è illuminata così, non dalla caduta ma da qualcosa di più profondo e drammatico che vive dentro di sé: quel senso di colpa, tardivo, lancinante, onnipresente come un tumore. Si alternano così i due flussi temporali: l’incalzare dell’azione che conduce al trionfo di Oppenheimer, uomo essenziale per il governo statunitense nonostante le sue simpatie politiche, lo sguardo febbrile e determinato che insegue l’ossessione di creare l’Atomica, un’avventura più grande di qualsiasi vita che è anche una tragedia personale, una catastrofe e che lo obbliga a relazionarsi con generali, militari, uomini a lui estranei e lontanissimi dalle sue idee ma con quella sua unica ossessione concreta. E il processo di neanche dieci anni dopo, che lo umilia, lo mortifica.

OPPENHEIMER di Christopher Nolan –
Cillian Murphy

Nolan aggiunge con estrema abilità narrativa, il punto di vista del nemico che trama alle spalle di Oppenheimer, un insospettabile, Lewis Strauss interpretato da Robert Downey Jr.,  che è stato da lui umiliato e che cercherà di fargliela pagare. E il punto di vista della donna che ha sposato Oppenheimer, subendo le conseguenze della sua smisurata ambizione e anche dei suoi tradimenti.

OPPENHEIMER di Christopher Nolan – il regista Nolan con Cillian Murphy durante le riprese

Queste linee narrative convergono in un ritratto individuale di grande forza, che non viene indebolito neanche da alcune banalità (la sequenza in cui vede la folla che lo acclama improvvisamente investita dall’esplosione atomica: non c’era una soluzione meno prevedibile per visualizzare il primo, straziante insorgere del rimorso?). Non viene indebolito da questa e da altre banalità perché Nolan oscilla continuamente, nel suo ritratto in movimento di J. Robert Oppenheimer (uno strepitoso Cillian Murphy) fra la sua genialità di fisico e la sua mediocrità di idealista.

OPPENHEIMER di Christopher Nolan – Cillian Murphy ed Emily Blunt

“Perché non ti ribelli mai?” lo accusa la moglie e quell’accusa risuona più volte nel film.

OPPENHEIMER-di-Christopher-Nolan

Roberto Chiesi – BIO

Critico cinematografico e responsabile del Centro Studi – Archivio Pasolini della Cineteca di Bologna, è membro del comitato direttivo della rivista internazionale «Studi pasoliniani» e del comitato di redazione del periodico «Cineforum», inoltre è collaboratore del programma radiofonico di RAI3 “Wikiradio”. Scrive per i periodici «Segnocinema» e «Cinecritica». Ha collaborato al Dizionario Treccani del cinema e alla “Storia del cinema italiano 1970-1975”della Scuola Nazionale di Cinema. Ha curato l’edizione dvd di dieci film della collana Bergman Collection per BIM e, per le edizioni Cineteca di Bologna, de La rabbia (2008), Appunti per un’Orestiade africana (2009, dvd e libro), Fuoco! Il cinema di Gian Vittorio Baldi (2009), L’Oriente di Pasolini (2011), Accattone (2015) (con Luciano De Giusti), Il mio cinema (2015) (con Graziella Chiarcossi) e l’edizione dvd di Salò o le 120 giornate di Sodoma (2015).È autore o curatore, fra gli altri, anche dei libri Hou Hsiao-hsien (Le Mani, 2002), Jean-Luc Godard (Gremese, 2003), Pasolini, Callas e «Medea» (FMR, 2007), Il cinema noir francese (Gremese, 2015), Cristo mi chiama ma senza luce. Pier Paolo Pasolini e Il Vangelo secondo Matteo (Le Mani, 2015), «8 ½»di Federico Fellini (Gremese, 2018), Il cinema di Ingmar Bergman (Gremese, 2018). Ha collaborato ai volumi Lo scrittore al tempo di Pasolini e oggi. Tra società delle lettere e solitudine (Marsilio, 2018), TuttoFellini (Gremese, 2019), Simenon e il cinema (Marsilio, 2020), La sfinge nell’abisso: Pier Paolo Pasolini, il mito, il rito e l’antico (Universalia, 2020), Petrolio 25 anni dopo.(Bio)politica, eros e verità nell’ultimo romanzo di Pier Paolo Pasolini (Quodlibet, 2020), Gettiamo il nostro corpo nella lotta. Il giornalismo di Pier Paolo Pasolini (Marsilio, 2020), Pasolini e Sciascia, gli ultimi eretici (Marsilio, 2021) e recentemente TuttoPasolini (Gremese, 2022).