Detto “MAN”

di Franco Ruinetti – critico d’arte

Enzo Maneglia, classe 1933, è uno dei militanti illustri nel campo dell’umorismo. In questa categoria si distingue per l’eleganza e la proprietà del segno, che è pungente, ma sempre benevolo. Ogni sua opera rispecchia l’originalità e lo scatto di una mente, che spesso si sofferma sul particolare, per cui i motivi secondari e in genere trascurati assurgono al ruolo di protagonisti.

ENZO-MANEGLIA_Domenico_Modugno

ENZO-MANEGLIA_antonello_venditti_cantautore

Il segno di Maneglia si muove con naturalezza, ripete le immagini della realtà e della fantasia forgiandole con la singolarità del talento. Diviene un linguaggio efficace perché si carica di suggestioni, mette in luce significati e aspetti inediti, che sorprendono.

I soggetti sembrano definiti con un filo che si dipana sottile da un gomitolo nero. Sono, in genere, personaggi che, pur incompiuti o sbozzati, si percepiscono in ogni particolare. Compaiono nella vastità surreale del bianco. Sono sciolti dalle regole comuni, recano il sorriso, fanno pensare.

Nelle caricature si sofferma sul volto, sui profili. Ovviamente “carica”, cioè sottolinea, ma con garbo, non esaspera, non offende. Le sue caricature sono giochi grafici piacevoli, che, accentuando i caratteri fisionomici, fanno allegria e sono aliene dal ridicolizzare.

Ricordi di Polistirolo

Enzo Maneglia / Man, grafico e umorista, diventa noto anche per le sue creature in “polistirolo”.

Così ne parla il critico Luigi Morgione : “….il suo spirito estroso diventa efficace e corrosivonell’uso che fa del polistirolo per riprodurre i personaggi più importanti del nostro tempo. Si tratta di una serie di busti che costituiscono una straordinaria galleria di passioni e di vanità. Qui la disposizione umoristica di Maneglia resta ugualmente estranea ad ogni cattiveria, ma la sua capacità di cogliere i momenti più individuanti dei nostri miti quotidiani è di una sottigliezza impareggiabile. Il materiale fragile e duttile sembra ancora in movimento, e i tagli e gli scarti comunicano vitalità ai minimi spazi.  Cosicché alla fine ti accorgi che Maneglia è riuscito a rubare ai modelli la loro verità e a perfezionarla, ingigantendola senza deformarla: un gioco di mobilità e di ombre che prolunga la vita dei personaggi in una sfera d’arte nella quale non c’è posto più per le mistificazioni e l’uomo è solo con la sua umanità, ma sempre vicina alle sue normalità.”

Nella serie dei polistiroli è celebre il busto di Federico Fellini che fu donato direttamente al Maestro al Gran Hotel di Rimini il 25 settembre 1983 in occasione della presentazione del film “E la nave va”.